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F. Schubert – Introduzione, tema e variazioni op. 160
“Fiori appassiti”
Voi, fiorellini tutti, che lei mi dava,
dovrete esser deposti con me nella tomba.
Perché mi guardate così tristi,
come se conosceste la mia pena?
Voi, fiorellini, perché così pallidi ed appassiti,
voi, fiorellini, perché così bagnati?
Ahimè, le lacrime non fanno rinverdire,
non fanno rifiorire l’amore morto,
e verrà la primavera, passerà l’inverno,
e fiorellini compariranno sul prato,
e fiorellini staranno nella mia tomba,
tutti quelli che lei mi dava.
E quando lei camminerà davanti alla collina
pensando nel suo cuore: “lui era fedele!”,
allora, fiorellini, fuori, fuori tutti!
Maggio sarà venuto e l’inverno passato.
(Wilhelm Müller, da Lieder – ed. Garzanti)
Dire che le Variazioni di Schubert rappresentino un pilastro del repertorio flautistico è dire cosa ovvia. Tutti noi ci siamo lasciati soggiogare dal fascino di questa composizione, certamente non tra le migliori di Schubert ma – certo – tra le poche di grande interesse tra quelle del repertorio romantico per flauto. Vediamo allora di conoscerle più da vicino.
Introduzione: l’inizio sereno, calmo, quasi statico… Si insinua tuttavia un senso di fatalità nelle crome ribattute del pianoforte. Il disegno si dirige verso l’alto, mediante rapidissime e discrete scale del flauto, lasciando presagire una certa drammaticità.
A batt. 12 il flauto enuncia una nuova idea melodica che sarà ripresa – in canone – dal pianoforte, prima in pp, poi in f. Le successive 4 misure ci riportano, progressivamente, ad una certa serenità: espressive appoggiature del flauto su quartine ascendenti del pianoforte che conferiscono dinamicità al disegno.
Di nuovo 14 battute in canone, terminanti nell’accordo di settima di dominante che collega l’introduzione al tema, senza interruzione alcuna.
Tema: si presenta innocente, grazioso, contemplativo, lirico; non certo drammatico, o passionale, o carnale. Molto classico nell’equilibrio della struttura formale, in esso possiamo distinguere tre sezioni:
- prima sezione: batt. 1 – 16
- seconda sezione: batt. 17 – 24
- terza sezione: batt: 25 – 32
Più classico di così!
Dietrich Fischer-Dieskau, baritone – Gerald Moore, piano
La prima sezione si divide in 8 + 8 misure: il tema è affidato prima al pianoforte, poi al flauto; idem per la seconda, di dimensioni inferiori: 4 + 4. Nella terza, invece, i due strumenti si incontrano e, grazie soprattutto al pianoforte, il disegno si intensifica emotivamente.
E’ interessante – per noi flautisti – poter eseguire la prima sezione respirando ogni 4 battute (frase) e non ogni 2 (semifrase) e – soprattutto – ricercare una espressività lirica contenuta, raffinata, eccellente così come eccellente è la qualità poetica dei versi sui quali è costruito il Lied.
La seconda parte del tema può senz’altro essere considerata più spensierata, ma non banalmente danzante, o genericamente “più brillante”. E’ Schubert, non Couperin!
Nella terza sezione si notino gli accenti: all’inizio della misura e non nella suddivisione di ciascuna di esse: se rispettati, così come indica l’Autore, la sezione risulta unitaria; in caso contrario ne risulta un andamento… processionale.
Andiamo ora alle Variazioni.
Voglio proporre con una provocazione: proviamo a considerare la possibilità di eseguirle tutte al medesimo tempo metronomico. Tranne la settima che – guarda caso – è l’unica a presentarsi con una precisa indicazione di tempo: Allegro.
E’ vero, la provocazione potrebbe risultare un po’ forte ma… proviamo!
Prima variazione potrebbe ora apparirci un po’ lenta, ma il tema al pianoforte è sempre riconoscibilissimo e il profilo del flauto sempre equilibrato, preciso e molto decoroso.
Seconda variazione: il tempo è ora giusto, identico a quello del tema. Una particolarità: il pianista deve saper far risaltare la melodicità della mano destra sulle quartine serrate in ottava della sinistra. Purtroppo così non sempre avviene e si finisce con l’ascoltare sempre questa variazione con il tema al pianoforte percussivo ed irritante.
Terza variazione: risulterebbe – seguendo la mia “provocazione” – più veloce: ma che bel romanticismo giovanile, quasi mendellsohniano! Le sestine del pianoforte appaiono ora in tutta la loro vitalità, così come vitalissimo e pieno di speranza è il canto del flauto (e non traboccano forse di speranza i versi di questo Lied?).
Variazioni quarta e quinta: vanno eseguite insieme, senza interruzione e alla stessa velocità. Le due variazioni, così unite, sono l’espressione della potenza tecnica dei due strumenti (è pur sempre una composizione strumentale); ma il tema è sempre riconoscibile e dà unitarietà ad entrambe le variazioni facendole scorrere con nuovo fascino ed eleganza. Non possiamo pretendere di aggiustare le cose a modo nostro: siamo interpreti di un testo musicale, non protagonisti di un talk show musicale dove ognuno può dire ciò che in quel momento gli viene in mente.
Se eseguiamo poi la sesta variazione allo stesso tempo delle altre, allora notiamo un inusitato vigore nella mano sinistra del pianoforte, con un chiaro effetto di archi pizzicati. Una cosa stupenda! Altro che il languore dell’esecuzione di maniera di questa variazione… Una fisionomia del tutto nuova e piena di interesse che la rende all’altezza delle altre. Parliamoci chiaro: questa variazione era proprio il “punto debole” dell’intera composizione: ma ciò a causa nostra, della nostra non riflessione critica di fronte al testo musicale.
Settima variazione. C’è scritto: “Allegro”. E’ luminosa, gioiosa, strutturalmente semplice e riconoscibilissima nelle varie componenti formali. Pongo solo una questione sulla possibilità di individuare il carattere appropriato a questo Allegro: una marcia o, piuttosto, un coro di amici? Dalla nostra risposta deriverà la scelta dell’articolazione, del suono, dell’intenzione interpretativa. Generalmente si sente più marcia che coro. Ma…che ne direste di provare il contrario? Un lied corale, quasi. Un coro di amici all’osteria, un canto fraterno e gioioso, ben lontano da incisivi accenti militareschi. Riflettiamo e troviamo la nostra strada di ricerca. Ci vuole coraggio…
Denis Bouriakov, flute – Naoko Ishibashi, piano
O.Zaralli
www.onoriozaralli.webnode.it | Italian Flute School | Youtube
Onorio Zaralli graduated with full marks in flute at the “S. Cecilia ”in Rome, subsequently obtaining the“ solo ”diploma at the Royal College of Music in London. Awarded in the competitions of Ancona, Stresa, Palmi and Città di Castello, he matures orchestral experiences within the Bucharest Radio and Television Orchestra, Sanremo Symphony Orchestra, Symphony Orchestra of the National Academy of S. Cecilia in Rome. As a soloist, he is active in Europe, USA, Mexico, Korea, Australia. He is the author of books, studies and compositions for flute.
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Articolo interessante, come gli altri tuoi articoli. Congratulazioni e con molto rispetto !!!
Grazie, Anush, per le tue parole di stima.
Un abbraccio!
Grazie per questo articolo (cosí come per tutti gli altri) Interessante l`angolazione di veduta: nuova e stimolante. Schubert resta comunque uno dei brani piú interessanti del repertorio flautistico e proprio per questo é sempre tanto difficile parlarne. L’articolo ci introduce ad un ascolto diverso e soprattutto ad una esecuzione oltre il pensiero tradizionale.