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IVY PRIAULX RAINER (Sud Africa 1903- Francia 1986)
Una compositrice che amava ascoltare il silenzio
di Vilma Campitelli
Ivy Priaulx Rainer compositrice, violinista e docente universitaria sudafricana/britannica. Sebbene abbia vissuto la maggior parte della sua vita in Inghilterra, il suo stile compositivo è stato fortemente influenzato dalla musica africana che ascoltava da bambina quando fu costantemente a contatto con il popolo Zulu. È stata una delle più grandi compositrici del XX secolo e la sua stretta amicizia con Ben Nicholson e Barbara Hepworth l’ha posta al centro del modernismo artistico in Inghilterra. Tra i suoi amici contava Stravinsky, Tippett e Carter.
Ivy Priaulx Rainer nasce il 3 febbraio 1903 a Howick, una colonia britannica del Natal (Sud Africa). È la quarta di cinque di figli di Hellen Howard e William Gregory Rainer di origine inglese/ugonotta (sostenitore della dottrina calvinista francese).
A quei tempi Howick era un piccolo villaggio tropicale ben noto per le cascate Umgeni. Ivy Priaulx trascorre la sua prima infanzia in una zona vicina alla terra Zulu (odierno KwaZulu-Natal) dove la musica degli indigeni ed i suoni degli animali selvatici hanno avuto una importante influenza nella sua vita creativa. Da bambina camminava sei miglia per prendere lezioni di violino e lei raccontava spesso di aver ascoltato il canto dei Zulu, il vento degli spazi aperti e di aver assorbito profondamente i colori della sua terra.
Si tratta di un’influenza a un livello inconscio, poiché la giovane donna non ha mai studiato musica africana né ha mai tentato consapevolmente di scrivere in uno stile africano. Tutti questi suoni, uniti al suo innato talento, fornirono la base importante per le opere che avrebbe poi composto. Seppure il papà William fosse un commerciante, non ebbe mai successo come uomo d’affari. Era una famiglia felice e nonostante abbiano lottato in modo considerevole la povertà, in casa possedevano un pianoforte a coda e si ascoltava spesso musica classica.
I genitori di Ivy Priaulx non suonavano alcuno strumento musicale, ma erano appassionati di musica ed hanno sempre incoraggiato i figli e nello sviluppo dei loro talenti.
I primi anni (1903-1920)
I Rainier vivevano in un piccolo cottage a Howick. Davanti alla loro casa c’era una enorme quercia con una grande complessità di rami.
Uno scritto della prima sorella Nella (Ellen Florence Doroty), ricorda la prima infanzia della sorella minore.
“…Eravamo su una collina in un ambiente isolato, vecchio giardino con una siepe di mele cotogne tra la casa e la strada e un gruppo di enormi e vecchi eucalipti tra noi ed il vicino più vicino. Priaulx giaceva per ore nella sua carrozzina sotto la quercia che deve averle fatto assorbire il suono degli uccelli, degli insetti e dei fruscii ancor prima che potesse camminare. All’età di 3 anni cominciò a sviluppare caratteristiche decise. Lei non era interessata ai soffici giocattoli infantili ed era felice passare ore a piantare chiodi su di una tavola! … Vivendo sulle colline di Pietermaritzburg è cresciuta con le immagini e suoni della natura: vento tra gli alberi e erba, ronzio delle cicale, profonde voci africane che cantavano dolcemente le loro canzoni native mentre passavano. I tam-tam e gli strani canti degli indiani sulle piantagioni vicine, le figure magiche delle ragnatele coperte di rugiada al mattino presto. All’età di 8 anni circa inizia lo studio del violino, Priaulx ha mostrato subito attitudine allo strumento. Era una ragazza dall’aspetto fiabesco con una criniera di lucenti capelli biondi – molto agile e leggera nei movimenti.
Priaulx è stata in contatto con la musica fin dalla sua tenera età perchè le due sorelle maggiori Nella ed Eveline studiavano pianoforte. Poiché le interessava la musica e sapeva restare in silenzio nell’ascolto, Ivy poteva sdraiarsi sotto il pianoforte a coda mentre le due sorelle suonavano. In questo modo conobbe una grande quantità di letteratura pianistica di cui era in grado di ricordare perfettamente negli anni avvenire.
Lei, di notte, ammirava il brillante cielo stellato, ascoltava i richiami degli uccelli ed i suoni della natura dagli spazi enormi che viaggiavano con un’aura di risonanza attraverso l’aria limpida e tersa.
La percezione dei vari suoni ha avuto sempre un effetto speciale su di lei. In estate terribili temporali duravano a volte giorni e notti: le tempeste elettriche lanciavano lampi attraverso le nuvole sospese sulle colline sottostanti seguite da grandinate che si sentivano avvicinarsi a chilometri di distanza. Sensibile alla pressione atmosferica, per Priaulx era come se il mondo la schiacciasse e le veniva dei forti mal di testa. A volte si ammalava gravemente con febbre alta per almeno due giorni. I medici non hanno mai determinato la causa e non seppe mai cosa causasse realmente la febbre. Le sembrava di essere perseguitata dai suoni della musica che proprio non riusciva a sbarazzarsene. La madre, curante di questa sensibilità, la sdraiava in silenzio su un divano e le preparava un brodo caldo che le piaceva particolarmente e glielo dispensava dolcemente.
Ivy Priaulx inizia le prime lezioni di pianoforte a tre anni con la sorella maggiore Nella e lezioni di violino all’età di otto anni con Miss Jones, una studentessa del violinista russo Adolf Brodsky.
All’età di dieci anni Priaulx studia violino e armonia al South African College of Music (SACM) di Cape Town e nel 1920 vince una borsa di studio alla Royal Academy of Music di Londra dove studierà violino con Hans Wessely (allievo di Kreisler) e contrappunto con J. B. McEwen.
Si stabilisce definitivamente a Londra guadagnandosi da vivere come violinista e insegnante fino al 1935 fino a quando una borsa di studio anonima le permise di concentrarsi sulla composizione.
La maturità (1921-1950)
All’età di trent’anni Reinier ebbe un brutto incidente d’auto, si ferì ad un braccio e da allora interruppe l’attività concertistica e decise di dedicarsi completamente all’insegnamento ed alla composizione.
La sua prima composizione fu Tre epigrammi greci per voce e pianoforte ed il Quartetto d’archi n.1 in do minore. Gli anni di attività concertistica le hanno reso possibile una libertà di scrittura ed una sperimentazione di nuove sonorità e ritmi.
Desiderosa di sviluppare le sue capacità di composizione, Rainier va a Parigi nel 1937 per studiare composizione con la grande didatta Nadia Boulanger per un periodo di tre mesi. Boulanger era molto interessata al suo estro creativo e pensava che Priaulx avesse così tante idee che le suggerì di scrivere ogni giorno la prima cosa che le veniva in mente «qualunque cosa fosse, anche poche battute». Le diceva: «sei così piena di idee che diventa un problema e devi vagliarle e ordinarle. Tutte le tue idee hanno valore e devi imparare a liberarle».
A Parigi incontra anche il poeta surrealista David Gascoyne che aveva già conosciuto a Londra e molti anni dopo musicherà il testo letterario del suo Requiem per il festival di Aldeburgh del 1956.
Da Parigi torna a Londra ma gli anni del conflitto mondiale si fanno sentire.
La guerra porta molti cambiamenti nella vita di Priaulx. Divenne guardia antiaerea a Kesington e durante i mesi estivi lavorò per la Croce Rossa come ragazza di terra nella campagna dell’Hertfordshire. Fu durante questo periodo che incontrò la ballerina Pola Nirenska e sviluppò amicizie all’interno della comunità della danza. Incontrò il compositore Michael Tippett e la sua cerchia al Morley College, conobbe il pittore Lucian Freud, la scultrice Barbara Hepworth e suo marito l’artista Ben Nicholson. Un invito a far loro visita in Cornovaglia ha dato inizio a un’associazione permanente a St Ives dove fondarono il Festival della musica e delle arti. Esso coincise con l’incoronazione della regina Elisabetta II dove vennero programmate opere contemporanee comprese quelle di Tippett, Rainier e Britten.
Priaulx era un’appassionata giardiniera ed ecologista e contribuì a progettare e piantare piante esotiche nel giardino delle sculture di Barbara Hepworth a St Ives.
Molti ricordavano la sua saggia bellezza, la sua voce melodiosa, la sua abitudine di sbuffare quando rideva e il modo eccentrico ma delizioso con cui preparava il caffè, gettando i chicchi macinati nel latte caldo. Era una brava cuoca, ospitale e godeva sempre della compagnia dei suoi amici. Era una persona con uno straordinario umorismo.
Dopo la guerra mondiale, Hepworth invita Priaulx a restare a St Ives stabilendo un programma secondo cui potesse condividere il suo tempo tra Londra e la Cornovaglia. Lì divenne parte integrante della colonia di artisti della città. Priaulx componeva in un loft da pesca vicino allo studio della Hepworth in luogo pieno di sole e luce. Un posto incantevole dove poteva parlare con la sua anima. Le linee del paesaggio e la quiete del mare a St Ives contribuivano a facilitare la sua creatività in un modo che la vita di città non poteva fare. Il legame di Priaulx con l’arte si estendeva oltre la musica ed il suo soggiorno ai Trewyn Studios di Hepworth a St Ives l’ha ispirata a moltiplicare il suo talento artistico. Affermava che solo gli artisti, scultori, architetti hanno compreso appieno la musica: «La composizione della musica è in gran parte un processo matematico, quindi anche la qualità della luce aiuta; è così conciso e chiaro!»
Nel 1943 è nominata professoressa di composizione alla RAM (Royal Academy of Music), incarico che mantenne fino al 1961.
Nel 1944 scrisse e registrò la musica (percussiva) per un breve filmato Fire in our Factory e String Quartet ed ebbe la sua prima esecuzione pubblica alla Wigmore Hall di Londra. Nel 1948 fu nominata insegnante di musica da camera presso la nuova Summer School of Music a Bryanston (Inghilterra) e dove incontrò Stravinskij nel 1952 e nel 1957.
I riconoscimenti (1951-1986)
Nel 1952 fu eletta Fellow (l’equivalente del titolo di accademico) della Royal Academy of Music e Collard Fellow of the Worshipful Company of Musicians di Londra.
Ritornò diverse volte nella sua patria, l’ultima volta nel 1979, quando su invito dell’Associazione degli Insegnanti Musicali del Sud Africa, fece una lunga tournée tenendo conferenze nelle maggiori città, nelle università e nei collegi di musica.
Nel 1982 l’Università di Città del Capo le conferisce un dottorato in musica (Honoris Causa) per il suo contributo alla musica di questo secolo.
Nell’ottobre 1982 fu eletta alla Livrea della Venerabile Compagnia dei Musicisti di Londra. Una istituzione nata sul finire del XVI secolo sotto Re Giacomo Stuart e Priaulx fu la prima donna in assoluto ad essere insignita.
Molti critici ritengono che nel linguaggio musicale della Rainier una minima parte derivi dalle correnti del XX secolo invece lei replicava: «la mia musica non è imitativa ma istintiva». Priaulx Rainier era molto amata e rispettata dai musicisti per le qualità musicali finemente calcolate del suo lavoro. Il suo Concerto per violoncello fu suonato in prima mondiale da Jacqueline Du Prè nel 1964; ricevette commissioni da molti artisti famosi e sviluppò una stretta collaborazione con la Scuola Menuhin, i cui allievi suonarono regolarmente la sua musica da camera.
Priaulx afferma che le sue radici sono la sua ispirazione e le composizioni si riconducono alle esperienze della sua giovinezza. Lei sottolinea nella sua musica il vigore, l’individualità, il libero uso del ritmo e la qualità creativa. La sua considerazione della musica era spesso visiva e lei immaginava di raggruppare insieme atomi musicali o di permettere loro di respingersi per poi lasciarli girare nell’aria.
Priaulx muore improvvisamente di infarto il 10 ottobre 1986 all’età di 83 anni durante una vacanza sulle Alpi francesi con l’amica di molti anni June Opie. La coppia partì in macchina pochi giorni prima ed affittarono un cottage sulle colline sopra la cittadina di Besse-en-Chandesse (Francia) per esplorare una serie di vulcani spenti. Priaulx quella mattina voleva passeggiare da sola e disse «vado ad ascoltare il silenzio» ed è rimasta lì, sull’orlo di un cratere con i pantaloni arrotolati fino alle ginocchia. La notizia fu subito pubblicata su tutti i giornali e fece il giro del mondo.
Priaulx non lascia eredi diretti ma lascia un testamento in cui nomina la compagna June Opie come biografo ufficiale e affida al prof. Hubert van der Spuy, suo fiduciario letterario, tutti i manoscritti musicali, nastri, dischi, appunti, diari, etc. Sul testamento specifica che «il fiduciario trasferirà i miei documenti al Sud African College of Music, Università di Città del Capo, Sud Africa, per l’uso nella biblioteca di detta Università».
Priulx lascia invece i manoscritti di Quanta e Due Canti e Finale al British Museum (ora British Library) e Triptych per oboe solo alla RAM Library (Royal Music Academy) di Londra.
Due anni dopo June Opie pubblica il libro: ‘Come and and Listen to the Stars Singing’ PRIAULX RAINIER: A Pictorial Biography, una approfondita biografia in cui vengono tracciate accuratamente tutti i momenti della grande artista.
Per tutta la vita Priaulx si è sentita a suo agio con quest’aura di “verso libero” nella musica. Non accettava influenze da nessun compositore, non utilizzava la scala tonale, non era inquadrabile in nessuna corrente e scuola accademica.
Un articolo di John Preston Amis, conduttore televisivo e critico musicale lo spiega in modo insuperabile:
«Vi dico che se ascoltaste alla radio un’opera sconosciuta e vi ricordasse un po’ il Sibelius della Quarta Sinfonia, il Bartók più remoto o barbaro, lo Stravinskij della Danza del sacrificio del rito della primavera e altri passaggi ritmici faticosi, o quella che potresti supporre sia musica Zulu; se la tua composizione sembra essere composta per il 5% da armonia, per il 10% da contrappunto, per il 10% da melodia, per il 75% da ritmo e per lo 0% da convenzionalità; e se ti ha colpito per la sua audacia e potenza, e anche (se questa è la prima volta che lo ascolti) ti ha dato sui nervi, allora l’opera sconosciuta potrebbe essere di Priaulx Rainier».
Lo stile compositivo
Priaulx ha una scrittura originale, segue il un proprio istinto ed esplora un mondo di esplicite dissonanze. In un periodo storico in cui la nuova musica era nel pieno “atonalismo”, lei “colloca” ogni nota in un contesto atematico e totalmente cromatico.
La concezione compositiva della Rainier con gli anni divenne sempre più scultorea: ricavava la musica dal suono e saldava insieme grandi blocchi di materiali.
La presenza dell’Africa nella sua arte è misteriosa. Mai una citazione da fonti etniche eppure ne riflette ricordi, colori e suoni. L’influenza del folklore Zulu e il desiderio di non seguire le linee guida accademiche le hanno fatto creare una musica segnata soprattutto dalla sua grande curiosità culturale e scientifica.
Nel suo primo periodo la produzione compositiva consisteva principalmente di musica da camera e vocale perseguendo un linguaggio ben definito: semplici schemi melodici e ritmici usati in modo ripetitivo con uso frequenti di unisoni e ottave; assenza di contrappunto e uso dell’armonia in tonalità triadica.
Nel secondo periodo usa schemi ritmici più sofisticati, la tonalità diventa cromatica basata sui semitoni e la tessitura è più varia.
Priaulx sviluppa un linguaggio meticoloso attingendo poco dagli altri stili del XX secolo ma matura uno stile proprio. Sebbene non abbia mai usato consapevolmente tecniche musicali africane, le strutture dei brani riflettono ovviamente le sue origini e allo stesso tempo introducono una caratteristica, sia letteralmente – come se i suoni venissero ascoltati all’aria aperta – sia metaforicamente – il prodotto di un pensiero musicale classicamente disciplinato. Le opere successive degli anni Quaranta enfatizzano la novità ritmica mentre la scrittura melodica si caratterizza da frasi concise. Durante gli anni ’60 la sua musica diviene più compressa, in parte a causa della predilezione per i cluster e dell’enfasi associata sui semitoni melodici e sulle none minori, in parte per l’uso continuo di figure ritmiche brevi e pulsanti.
Queste opere conservano suoni meticolosamente raffinati, spesso in brusco contrasto tra di loro suggerendo un’energia attivata sulla forza ritmica.
Un’espressione più rilassata è evidente nelle opere degli anni ’70. I suoni, le frasi, la struttura vengono esposti senza compromessi e ne restano restano chiari e distinti.
Le composizioni per flauto
- Six pieces (1957) per quintetto a fiato: flauto, oboe, clarinetto, corno, fagotto. ed: Schott Music
- The Bee Oracles (1970) per 2 Voci (Tenore e Baritono), flauto, oboe, violino, violoncello, cembalo. Testo di Dame Edith Sitwell. ed: Schott Music
- Ploermel (1972) per ensemble di fiati e percussioni. ed: Schott Music
- Six pieces (1957) per quintetto a fiato dedicato alla sorella Nella (Ellen Florence Doroty). I six pieces per cinque strumenti a fiato, è una trascrizione dai Cinque pezzi per pianoforte. Furono scritti quando visitò la Svizzera nel 1957 e la prima esecuzione avvenne il 20 gennaio 1961 dal The Stalder Quintetto di Zurich.
- The Bee Oracles (1969) è l’ambientazione colorata e mistica della poesia di Edith Sitwell “The Bee-Keeper”. Composto per il famoso tenore Peter Pears, questo capolavoro è stato commissionato per il Festival di Aldeburgh (Inghilterra) del 1970. I brillanti suoni dei legni nel registro acuto, lo scivolamento degli archi e l’accompagnamento del clavicembalo, si adattano alla magia dorata del poema e del suo soggetto riferito alle api.
- Ploermel (1972) per Ensemble di fiati e percussioni.
È l’evocazione vivida e appassionata delle campane e delle vetrate di una chiesa della Bretagna con l’effetto della prima luce del sole che filtra attraverso le vetrate colorate.
Facendo a meno degli archi dell’orchestra, si concentra invece sulle percussioni. Oltre ai timpani, i suoi strumenti a percussione comprendono: campane tubolari, campanelli, cròtali, piatti, gong, xilofono e marimba – quest’ultima crea un collegamento con la musica popolare sudafricana.
Ploermel si divide in undici sezioni alternati tra veloci e lente creando un grande contrasto tra di loro. Le cinque sezioni lente (con numeri pari) sono tutte brevi di 6-9 battute. Le sei sezioni veloci (con numeri dispari) costituiscono la maggior parte dell’opera e sono costituite da cluster tonali che utilizzano tutte le risorse dei diversi gruppi dell’orchestra, fiati, ottoni e percussioni.
BIBLIOGRAFIA
- Patricia Adkins Chiti. Donne in Musica. Roma: Armando Editore, 1996;
- Vilma Campitelli. Compendium Musicae Flauta, Barcellona P.G.: Smasher edizioni, 2018;
- Aaron Cohen, International Encyclopedia of Women Composers. 2.nd ed. New York: Books & Music 1987;
- June Opie. Come and Listen to the Stars Singing. Priaulx Reiner a Pictorial Biography. Pensance: Halison Hodge 1988
- Julie Anne Sadie e Rhian Samuel. Il Dizionario Norton/Grove di Compositori di Donne. Nuova York: W.W. Norton, 1994;
- Herman Hubert van der Spuy. The compositions of Priaulx Rainier: An annotated catalogue. M.Mus thesis, University of Stellenbosch (Sud Africa), 1988.
- Voce: Rainer Priaulx in Dizionario della Musica e dei Musicisti. Torino: UTET 1985.
Vilma Campitelli
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VILMA CAMPITELLI, flautista, nata a Lanciano (CH) ha seguito gli studi musicali presso il Conservatorio di Pescara, presso la Hochschule di Winterthur (Svizzera) e laureata in “Discipline Musicali” presso il Conservatorio di Campobasso con votaz.”110 e lode con menzione”
Vanta nel suo curriculum concerti sia da solista che in formazioni cameristiche tenendo esecuzioni in paesi Europei, Asiatici ed Americani riscuotendo unanime successo di pubblico e di critica.
Ha inciso per la Edipan (Roma), Luna Rossa Classic (Lecce), Fabrik Music (Francia), effettuato registrazioni radio-televisive per diversi programmi RAI e collaborazioni artistiche in campo teatrale.
Scelta dalla Fondazione Adkins Chiti Donne in Musica (Fiuggi-Italia), ha svolto da “studiosa-residente” il progetto europeo WIMUST finalizzato a promuovere la musica e talenti, il repertorio e le strategie per la piena attuazione della risoluzione 2009 dell’UE per le pari opportunità in ogni Stato membro. Nel 2018 interamente sotto la sua cura, è stato pubblicato il volume Compendium Musicae Flauta (ed. Smasher), la prima opera universale sul repertorio flautistico scritto da compositrici. Ha inoltre pubblicato articoli su biografie di compositrici e ricerche in campo della musica esperienziale.
Attualmente è docente di flauto presso il Conservatorio “U. Giordano” di Musica di Foggia, sez. di Rodi Garganico, Italia.
Gli articoli di Vilma sono sempre interessanti e piacevoli da leggere.
Un contributo notevole alla comunità flautistica Internazionale.
Congratulazioni, Vilma!