Testate artigianali per flauto “OFZ – Zaralli”

L’idea di un flautista per i flautisti

di Onorio Zaralli

A metà degli anni Novanta, durante un soggiorno estivo sulle Dolomiti, ebbi un’intuizione improvvisa…

Passeggiavo sui sentieri dei boschi di abete, proprio lì, dove Antonio Stradivari si recava per scegliere gli alberi da cui ricavare il legno per i suoi violini.

Sono stato sempre affascinato dal legno, dagli oggetti che si possono ricavare da questa materia “viva” e mi chiesi se fossi stato in grado di progettare una testata in legno per i flauti moderni di alpacca, di argento o d’oro.

A differenza del metallo, il legno ha una natura che vive e cambia negli anni: per questo è più vicino all’uomo e forse – mi chiedevo – più adatta ad esprimere la varietà di colore, le diverse intensità espressive, la ricchezza dinamica dei suoni. Del resto, il legno è il materiale più diffuso per la costruzione degli strumenti musicali, dai violini al pianoforte, dalle chitarre ai “legni” (woodwinds), alla cui famiglia il flauto appartiene. Poi, nel XIX secolo, sono apparsi i primi modelli di flauto in metallo che oggi sono prevalenti sul mercato.

Non sarei mai stato in grado di progettare un flauto moderno in legno, ma una testata, forse sì.

Del resto, sappiamo tutti che la testata è una parte importantissima per il nostro strumento e non è un caso che molti flautisti sono costantemente alla ricerca di nuove testate, capaci di soddisfare le loro esigenze esecutive e musicali.

Ne parlai con mio padre, Filippo, per tutta la vita artigiano specializzato nel campo della meccanica di precisione. La sua risposta fu invitante: “Dammi le misure e vedrò cosa si può fare”.

Già, le misure… come fare?

Cominciai a leggere libri, articoli, documenti che trattavano l’argomento “testate” (headjoint), prendendo nota su materiali, forme e misure.

Avevo – a quel tempo – diverse testate in argento realizzate da grandi artigiani contemporanei e trovai interessante misurarle per poi metterle a confronto.

Con strumenti di misurazione di alta precisione, ricavammo tutte le misure utili, mettendo poi i risultati sulla carta.

Il profilo parabolico

Come ben sappiamo, la testata (solo in apparenza conica) ha un profilo interno parabolico. E dal confronto tra le testate misurate, risultavano profili parabolici molto diversi. Considerando la testata dalla fine del tappo a vite (stopper) all’innesto con il corpo del flauto:

  • alcune “si aprivano” quasi immediatamente per poi procedere in modo quasi cilindrico;
  • altre avevano un rigonfiamento verso la metà della loro lunghezza;
  • altre, al contrario, “si aprivano” nella parte più vicina all’innesto con il corpo del flauto.

Feci le mie considerazioni che mi portarono a disegnare un nuovo profilo parabolico interno che, secondo me, sembrava esse più regolare.

Occorre dire che il profilo parabolico delle testate influisce su:

  • intonazione;
  • omogeneità di registro.

Riguardo quest’ultimo aspetto, troviamo infatti testate che favoriscono una migliore resa sonora per le note più gravi e altre che – al contrario – risultano migliori per il registro acuto.

Il foro di insufflazione (mouth hole)

Un altro elemento di fondamentale importanza è il foro di insufflazione. Qui occorre considerare almeno due aspetti:

  • dimensioni del foro;
  • forma del foro.

I vari costruttori propongono – da sempre – soluzioni diverse. Troviamo infatti fori più o meno grandi ma – soprattutto – diversi nella forma: più arrotondati (quasi un ovale) o con linee più diritte (quasi un rettangolo). La forma del foro influisce soprattutto su:

  • timbro del suono;
  • prontezza e facilità di emissione.

Ed ecco le mie personali considerazioni:

i fori più arrotondati garantiscono un timbro più dolce, intimo, espressivo, a scapito di una migliore prontezza e richiedendo una emissione più attenta e precisa;

i fori più “quadrati” producono un timbro di maggiore impatto, un maggior volume sonoro, una prontezza immediata. Questi ultimi sono – mi sembra – i più richiesti oggi.

Ovviamente ciò che ho appena detto va inteso in senso generale, in quanto sono molti i fattori che agiscono in modo interdipendente tra di loro.

Sempre riguardo al foro, sono importanti:

  • il caminetto: lunghezza e angolazione delle pareti interne;
  • gli “scivoli” laterali che facilitano l’emissione.

Il tappo a vite (stopper)

Altro elemento: il “tappo a vite” (stopper)

Sappiamo che tradizionalmente è di sughero, con un disco metallico posizionato alla distanza di circa 17 millimetri dal centro del foro di insufflazione (è la “tacca” segnata sul bastoncino che utilizziamo per la pulizia del flauto).

Chiaramente il sughero, aderendo per diversi centimetri alle pareti interne della testata, ne riduce le vibrazioni, almeno in quella sezione. Per questo oggi si propongono tappi più corti o con forma a clessidra, proprio per consentire la vibrazione di una maggiore area della testata.

Le differenze con un tappo tradizionale ci sono, anche se non sono rilevantissime: ma per le nostre esigenze, anche un miglioramento minimo è da apprezzare.

I legni

Veniamo ora ai legni.

Le mie testate sono realizzate con i seguenti legni:

  • grenadilla;
  • bosso (boxwood);
  • legno di rosa (rosewood);
  • ulivo (olivewood).

E qui, sorprendentemente, una scoperta… visiva:

  • i legni da colore più scuro producono un timbro più scuro;
  • i legni dal colore più chiaro producono un timbro più chiaro.

Semplice, no?

La testata in grenadilla va bene per tutto il repertorio flautistico, dal Barocco al contemporaneo. Produce un suono intenso, vibrante, espressivo, con un ampio spettro dinamico.

grenadilla

La testata in bosso esprime il colore del Barocco italiano (Pergolesi, Vivaldi; per Bach è preferibile la grenadilla), ma anche per Mozart o Debussy.

bosso (boxwood)

Il legno di rosa è molto simile al bosso, ha un colore delicato e luminoso.

legno di rosa (rosewood)

L’ulivo è particolarissimo: produce un suono molto espressivo, lirico, direi… e conserva tutta la profondità timbrica della grenadilla. Personalmente, è il legno che preferisco, anche per un’altra particolarità: grazie alle venature tipiche del legno di ulivo, è la testata più bella!

ulivo (olivewood)

Il cannotto di innesto (tenon)

Le mie testate hanno una particolarità: il cannotto di innesto (tenon) al corpo del flauto, realizzato in argento, non è fissato alla parte terminale della testata (ovviamente se il flautista lo desidera, questa operazione può essere fatta). Ciò permette di poter utilizzare la stessa testata su più flauti di diverso diametro interno: basta avere, insieme alla testata, più cannotti, quanti sono i flauti su cui si vuole utilizzarla. I cannotti, infatti, sono uguali nella sezione di innesto alla testata, ma diversi come diametro esterno nella parte che va inserita al corpo del flauto.

La manutenzione delle testate

Le testate in legno non richiedono una manutenzione particolare: occorre ungerle esternamente (ma di tanto in tanto) con pochissime gocce di olio di mandorla e, se si vuole, di olio di arancia, che è vitaminico per il legno e aggiunge alle testate un odore gradevole.

Domanda finale

Ma con una testata in legno si può suonare tutto il repertorio flautistico o solo quello barocco?

Risposta: possiamo suonare tutto il repertorio, da Bach a Hindemith, da Mozart a Debussy, da Reinecke a Prokofiev. Del resto, pensiamoci: i clarinettisti non suonano forse Hindemith con uno strumento di legno? E perché mai non potremmo farlo noi?

Ascoltiamo il suono delle testate “OFZ – Zaralli” 

su flauti in argento Bernhard Hammig

Prima una sintesi complessiva:

Testata il grenadilla:

Testata di bosso:

Testata di legno di rosa:

Testata di ulivo:


O. Zaralli

www.onoriozaralli.webnode.it | Scuola Italiana di Flauto   | Youtube

Onorio Zaralli si è diplomato a pieni voti in flauto traverso presso il Conservatorio “S. Cecilia” di Roma, conseguendo successivamente il diploma di “solista” presso il Royal College of Music di Londra. Premiato nei concorsi di Ancona, Stresa, Palmi e Città di Castello, matura esperienze orchestrali all’interno dell’Orchestra della Radiotelevisione di Bucarest, Orchestra Sinfonica di Sanremo, Orchestra Sinfonica dell’Accademia Nazionale di S. Cecilia di Roma. Come solista è attivo in Europa, USA, Messico, Corea, Australia. È autore di libri, studi e composizioni per flauto.