AMY BEACH (1867-1944) [pseudonimo di H.H.A. BEACH] 

Il sogno di una compositrice americana

di Vilma Campitelli

Compositrice, pianista, didatta. É stata la prima donna degli Stati Uniti ad avere una carriera di successo i cui risultati sono il simbolo del sogno americano per eccellenza. La sua infanzia è stata caratterizzata dal frequente scontro tra il prodigioso talento musicale ed i ruoli di genere prescritti. Rimasta vedova a giovane età, ha soddisfatto il desiderio di insegnare ed è diventata una sostenitrice dell’educazione musicale. È stata la prima presidente della Society of American Women Composers e leader dei Boston Six, un gruppo di compositori con l’obiettivo di apportare uno stile prettamente americano. La sua musica è caratterizzata da un lirismo intenso, una ricca armonia ed un fine senso della prosodia. 

Compositrice, pianista, didatta, è conosciuta come Mrs. H.H.A. Beach. 

Amy Mercy Cheney Beach è stata la prima donna degli Stati Uniti ad avere una carriera di successo i cui risultati sono il simbolo del sogno americano per eccellenza.

I dettagli della sua vita hanno somiglianze con quelli di altre compositrici. Come Cecile Chaminade, Amy è stata frenata dal seguire una regolare ed accademica educazione musicale. Come Fanny Mendelssohn, ha sperimentato la disapprovazione dei genitori a una carriera nella musica e la pressione a soddisfare le aspettative per una vita devota al matrimonio ed alla maternità. Come Clara Schumann, la sua carriera ha comportato un “secondo atto” e un rilancio della performance professionale dopo che la morte del marito l’ha lasciata vedova a giovane età. 

Fu principale rappresentante della Second New England School of American Composers e la prima presidente della Society of American Women Composers.

Amy è stata una didatta ed una concertista di talento, elementi che si riflettono nelle sue numerose composizioni strumentali, cameristiche, vocali e sinfoniche divenendo il simbolo dell’ingegnosità americana.

Gli anni 1867-1885

Amy Marcy Cheney nasce a Henniker, nel New Hampshire, il 5 settembre 1867, unica figlia in una famiglia di discendenza coloniale. Suo padre, Charles Abbott Cheney era un produttore ed importatore di carta, sua madre Clara Imogene Marcy Cheney era una eccellente pianista e cantante. 

Amy ha mostrato, sin dalla tenera età, segni di eccezionale talento musicale. All’età di quattro anni, dotata di orecchio assoluto e di una importante memoria musicale, inizia a comporre brani senza l’ausilio del pianoforte.  La madre ostacolava il prodigio della figlia impedendole di utilizzare il pianoforte credendo che assecondare i desideri della bambina avrebbe danneggiato l’autorità dei genitori. Amy fu costretta a suonare le sue piccole composizioni su una “tastiera immaginaria”. Le ragioni di questo comportamento sono tante e comunque la fede congregazionalista, di matrice calvinista, praticata da entrambi i genitori di Amy, assume un ruolo importante nel proposito di introdurre la figlia a comportamenti ispirati all’umiltà ed alla gratitudine, scongiurandone l’esaltazione egocentrica.

In una lettera alla cugina Anna, la madre così descrive il talento prodigioso di sua figlia: “Ha iniziato lo studio del pianoforte con me all’età di sei anni. Sono stata costretta a farlo nel mentre lei suonava il pianoforte a quattro anni, memorizzava correttamente in armonia-a-quattro-parti tutto ciò che sentiva nelle melodie degli inni che ascoltava in chiesa, dopo un solo ascolto e sempre nella stessa tonalità in cui erano state scritte. 

Il suo dono per la composizione si è manifestato dalla prima infanzia – prima che lei avesse due anni, quando veniva cullata tra le mie braccia per dormire, improvvisava un perfetto controcanto a qualsiasi aria di soprano che le potevo cantare. Ha suonato, sotto la mia guida, in alcuni concerti quando aveva sette anni, il suo repertorio includeva Beethoven sonatas, op. 19, 1 e 2, Chopin, Waltz in E-flat, op. 18, Handel, Harmonious Blacksmith…  e tante altre opere di antichi maestri. In risposta ai bis lei voleva suonare una delle sue composizioni nel modo più istintivo che si possa immaginare”.

Amy aveva ancora quattro anni quando compose i suoi primi brani “Snowflake Waltz”, “Marlborough Waltz” e “Mama’s Waltz” per pianoforte durante una vacanza estiva trascorsa da suo nonno nel Maine. 

“[Quando] sono arrivata a casa, ho detto a mia madre che avevo ‘fatto’ tre valzer. All’inizio non ci credeva, perché non c’era un pianoforte in fattoria. Le ho spiegato che li avevo scritti nella mia testa, e li ho dimostrato suonandoli sul suo pianoforte.”  

Amy era una bambina dai capelli biondi con grandi occhi blu-viola, non desiderava altro se non quello di suonare il pianoforte. Supplicava, lusingava, cercava di arrampicarsi sullo sgabello per arrivare al pianoforte ma nulla spingeva la madre a cambiare idea. Però a Amy niente e nessuno poteva impedire di “pensare” la musica. 

La mamma Claire diceva che i bambini devono imparare presto la disciplina: “il modo migliore per insegnarla è trattenere ciò che il bambino desidera di più”.

Quando Amy aveva sei anni, Clara Cheney ha finalmente accettato di insegnare pianoforte. I suoi progressi furono rapidi ed amava suonare autori quali Handel, Mozart, Mendelssohn, Chopin. A sette anni suonava brani di Bach, le piacevano particolarmente le fughe, tuttavia Beethoven era il suo preferito.

Associava i colori alla musica in tonalità diverse e chiedeva a sua madre di suonare la canzone in un colore. Implorava: “Suona la musica rosa o blu”. Sua madre pensava erroneamente che la bambina si riferisse ai colori sulla copertina, ma alla fine ha scoperto che Amy associava i colori alle tonalità dei brani. Le sue associazioni di colori per i modi maggiori erano C, bianco; E, giallo; G, rosso; A verde; A[bem], blu; D[bem], viola; Mi[bem], rosa. Ha nominato solo due tonalità minori, F# e G#, entrambe nere. I colori suggerivano fortemente l’umore ed in seguito l’aiuteranno a esporre meglio il suo stile compositivo.

A seguito del rogo della cartiera di famiglia, nel 1875 la famiglia Cheney si trasferisce a Boston che, all’epoca, era diventata la capitale musicale degli Stati Uniti dopo la guerra civile. Sebbene fosse più comune per i musicisti del suo talento studiare in Europa, i genitori scelsero di farla rimanere a Boston e proseguire gli studi del pianoforte sotto la guida di prestigiosi musicisti quali Ernst Perabo e Carl Baermann. Amy studiò armonia e contrappunto per un anno con Junius W. Hill e le venne rifiutato l’insegnamento della composizione. Il direttore della Boston Symphony Orchestra, il giovane Wilhelm Gericke le consigliò di analizzare i grandi capolavori sinfonici usando così i maestri come modelli. Tale consiglio, ovviamente, rifletteva la convinzione prevalente che una donna non aveva bisogno di una solida formazione teorica perché non avrebbe mai creato musica di qualità essendo la composizione un processo intellettuale e che la natura emotiva della donna avrebbe impedito di scrivere musica di alto valore in virtù di un pensiero razionale. Contro ogni previsione, Amy è riuscita a fare esattamente quello che Gericke aveva raccomandato. Attraverso un diligente e studio sistematico, ha raggiunto un completo background teorico senza il beneficio dell’istruzione formale. Analizza i capolavori del passato arrivando a riscriverne le parti a memoria deducendo da sola regole e procedimenti. Molti anni dopo, descrisse come aveva padroneggiato le complessità della composizione fugale memorizzando e analizzando Fughe di Bach.

“Ho imparato la forma della fuga scrivendo gran parte del Clavicembalo temperato, a memoria, voce per voce. Poi ho confrontato quello che avevo scritto con quello che Bach aveva scritto. I punti in cui le mie voci si sono incrociate in modo diverso da quelle di Bach, sono state per me lezioni preziose. Ho imparato da sola l’orchestrazione allo stesso modo traducendo i trattati di Berlioz e Gevaert”. 

Charles e Clara Cheney erano determinati a far crescere la loro figlia il più possibile come una normale bambina. Parte dell’istruzione standard delle ragazze della classe media consisteva nell’insegnare loro a essere modeste, a non essere indebitamente orgogliose dei loro successi e certamente a non essere vanagloriose o arroganti. 

“Una donna, doveva imparare presto che la sua vita adulta sarebbe stata centrata sulla casa, sul marito e sui figli, non sulla musica!” affermavano spesso i genitori.

Le carriere per le donne fuori casa non erano affatto una pratica accettata negli anni immediatamente successivi alla guerra civile. Con poche eccezioni, negli Stati Uniti non esisteva ancora una classe di artista-musicista professionista in cui le tradizioni esecutive venivano tramandate di genitore in figlio. Per i successivi sedici anni, questa decisione di Clara e di Charles circoscrisse la vita musicale di Amy.

Fece il suo debutto professionale a Boston il 24 ottobre 1883 all’età di sedici anni con l’orchestra della Boston Music Hall diretta da Adolf Neuendorff. Eseguì il Rondò in mi bem di Chopin e il Concerto n.3 in sol min di Moscheles. Nel marzo del 1885, Amy eseguì il Concerto in fa min di Chopin con la Boston Symphony Orchestra diretta da Gericke e nello stesso anno, eseguì il Concerto di Mendelssohn con la Theodore Thomas Orchestra. I critici erano entusiasti; impressionava per il suo talento e per il suo tocco sensibile, forte e deciso. Il fatto che è stata la prima bostoniana a raggiungere un tale successo come pianista senza formazione europea, è stata una fonte di grande orgoglio locale.

Nel 1885, quando Amy aveva diciotto anni, sposò Henry Harris Aubrey Beach, un ricco chirurgo e docente di anatomia alla Harvard Medical School. Aveva venticinque anni più di lei, vedovo, musicista dilettante e mecenate. Era a conoscenza della nascente carriera di Amy e frequentavano entrambi la società intellettuale e d’élite di Boston. Amy era innamorata del Dr. Beach e prese il suo nome rendendo “Mrs. H.H.A. Beach” la sua firma su tutte le sue composizioni da quel momento in poi.

Amy ridusse notevolmente il numero delle sue esibizioni pubbliche e dedicò il suo tempo alla composizione come richiesta dal marito. Si limitò ad un solo recital l’anno devolvendo l’intero ricavato in beneficenza. 

“Non insegnerò mai musica” Amy Beach ha fatto questa promessa al suo sposo e l’ha mantenuta per tutta la vita. Sebbene il suo matrimonio senza figli, che, a detta di tutti, era felice, il dottor Beach ha fornito ad Amy una vita comoda non ostacolata da preoccupazioni finanziarie. Era orgoglioso del talento musicale della moglie e sentiva che il futuro della sua consorte era nell’arte compositiva. Ha incoraggiato i suoi sforzi creativi e, in ogni modo, ha usato l’influenza della posizione per promuoverla nella carriera di compositrice. 

Nel 1885, anno del suo matrimonio, l’editore di musica di Boston Arthur P. Schmidt, un sostenitore delle donne compositrici, iniziò a far emergere i lavori di Amy Beach. Tra il 1885 e il 1944, Amy Beach compose più di 300 opere e Schmidt ne pubblica oltre 200. 

Nel 1886, all’età di diciannove anni, Beach inizia a comporre il suo primo lavoro su larga scala: la Messa in mi bemolle, per solisti, coro, orchestra e organo, completandolo nel 1889. Nel gennaio del 1894, Amy Beach compone l’opera più ambiziosa e vasta, la Sinfonia gaelica, basata su melodie irlandesi e sarà la prima sinfonia pubblicata da una compositrice statunitense. Seguirono il Concerto per pianoforte (1900), la Sonata in la minore per violino e pianoforte op.34 (1896), le Variations on Balkan Themes (1904), il Quintetto per pianoforte op.44 (1894) e op. 67 (1905), Quattro pezzi eschimesi op.64 (1907), e lavori per formazioni vocali e cameristiche.

La morte del marito di Beach nel giugno del 1910, quella di sua madre sette mesi dopo e la morte del padre già nel 1895, pone fine a il periodo più produttivo della sua vita creativa.

Gli anni 1911-1944

Libera finalmente di prendere le proprie decisioni, Amy nel giorno del suo quarantaquattresimo compleanno esaudisce il sogno che coltiva da più di trent’anni: attraversare l’Oceano alla conquista dell’Europa.  Le sue intenzioni erano di riaffermarsi come pianista e di conquistare il favore delle sue composizioni. Sebbene il dolore abbia oscurato il suo primo anno, è gradualmente tornata a esibirsi vivendo per un periodo in Germania. Lo scoppio della prima guerra mondiale rese necessario il suo ritorno negli Stati Uniti nel 1914 ed andò a vivere a New York dove continuò a comporre e a svolgere concerti.

Nel 1915 ebbe un’importante soddisfazione, compose il brano Panama Hymn commissionato in occasione dell’apertura del canale di Panama. Grazie all’autorevolezza musicale conquistata sul campo, ha usato il suo status di decana per sostenere e incoraggiare la carriera di molte giovani artiste emergenti divenendo nel 1924 il primo presidente della Society of American Women Composers.

Per il suo impegno a favore dell’educazione musicale nel 1928 riceve la laurea Honoris Causa dall’Università del New Hampshire. Sorgono molti Amy Beach Clubs, circoli nati per celebrare la grande personalità di questa grande donna americana. 

È stata leader della Music Teachers National Association e della Music Educators National Conference.

Fu principale rappresentante del Second New England School of American Composers con l’obiettivo di apportare uno stile prettamente americano e differenziato dai suoi antenati europei. Conosciuto anche col nome di Boston Six, al gruppo vi parteciparono compositori come Arthur Foote (1853-1937), John K. Paine (1839-1906), Horatio Parker (1863-1919) e Edward MacDowell (1861-1908) e George Whitefield Chadwick (1854-1931). Sarà proprio quest’ultimo a consacrare l’ingresso di Amy nel gruppo, circa un trentennio prima dell’esempio francese de Le Six.

Dal 1921 in poi trascorre il periodo estivo presso la MacDowell Colony a Peterborough fondata da Marian MacDowell, moglie del compositore Edward nel New Hampshire. Lì compone la maggior parte delle successive sue opere ed incontra altre donne compositrici tra cui Marion Bauer, Mabel Wheeler Daniels, Fannie Dillon, Ethel Glenn Hier condividendo con loro grande amicizia.

Amy, a causa di un problema cardiaco, muore all’età di 77 anni il 27 dicembre del 1944 a New York. Come prescritto nel suo testamento, lascia tutti i diritti della sua musica alla MacDowell Colony. Amy Beach è sepolta con il marito nel cimitero di Forest Hill di Boston.

In questi ultimi anni Mrs Beach è fonte di studi e ricerche. É ritenuta un esempio di alto profilo artistico nel panorama culturale internazionale. Oggi è inserita, come unico nome femminile, tra gli ottantasei compositori eccellenti di ogni epoca e nazionalità, su una stele in granito, presso la Hatch Memorial Shell, spettacolare palco all’aperto sulle rive del fiume Charles, a Boston.

Lo stile compositivo e i 10 comandamenti

Di spirito profondamente romantico, il suo stile compositivo è ricco di creatività melodica e inattese sovrapposizioni ritmiche al punto da richiamare le sonorità di Brahms e Rachmaninoff ma anche armonie esotiche e scale esatonali. 

Gli anni europei e quelli del successivo ritorno negli USA (dal 1915) costituiscono terreno per la libera sperimentazione di alcune tecniche post-tonali. Prevale l’uso della tonalità progressiva dove l’indebolimento dei gradi forti converte il sistema tonale ad una funzione espressiva e destrutturata con cambiamenti improvvisi della direzione armonica. 

Ha studiato il canto degli uccelli, i suoni della natura ed è stata influenzata da temi popolari come quelli irlandesi, scozzesi, balcani, eschimesi e nativi americani. I suoi lavori dimostrano da subito la capacità di creare un collegamento diretto tra musica e testo. La canzone è al centro del suo stile. Nella tarda maturità, anche l’uso di idiomi etnici si fa più consapevole e sperimentale, come avviene nell’opera da camera in un atto “Cabildo” op.149 (1932) in cui melodie tradizionali creole, temi originali di ispirazione folklorica e stilemi tardo-romantici convivono e si rincorrono sapientemente fra loro. 

I temi sono pennellati in un elegante lirismo e sono uniti a momenti di grande potenza drammatica grazie all’eredità ricevuta dallo studio dei grandi compositori dell’Ottocento europeo.

Sebbene avesse accettato di non dare lezioni private di musica mentre era sposata, Amy è stata in grado di lavorare in qualità di mèntore per i futuri artisti.

Come Robert Schumann che consegna alle future generazioni le “Regole di vita per i Giovani Musicisti”, anche Mrs Beach nel 1915 scrive i suoi “Dieci Comandamenti per Giovani Compositori”, un testamento spirituale e testimonianza del suo importante percorso di vita:

I. Non perdere né tempo, né energie a perfezionare la tecnica compositiva, comincia piuttosto dai più semplici rudimenti. Il tuo materiale musicale deve essere perfettamente sotto controllo, come avviene per il linguaggio nel caso di un letterato. Non deve mai essere costretto a fermarsi nello sviluppo di un’idea per mancanza di conoscenza dell’ortografia o della grammatica.

II. Inizia con le piccole cose – idee che si possono esprimere in piccole forme.

III. Studia come sviluppare al meglio tutte le possibilità di una piccola forma. Una piccola gemma può essere tagliata con la stessa brillantezza di una che pesa molti carati.

IV. Impara a usare la massima varietà possibile delle forme. Soprattutto, evita di diventare stereotipato nell’espressione di idee melodiche, armoniche o ritmiche.

V. Sottoponiti a un incessante lavoro di analisi delle opere dei maestri antichi, specialmente usando, come esempio della forma che stai approfondendo, l’opera di un grande maestro nella stessa forma. Non c’è modo migliore per imparare a scrivere una fuga che selezionarne una di Bach, preferibilmente tratta dal Clavicembalo ben temperato.

VI. Inizia presto a studiare le partiture dei quartetti per archi di Haydn, Mozart e del primo Beethoven. È bene selezionare un’opera e sottoporla alla più attenta analisi, studiandola fino ad impararla a memoria. 

VII. Cogliere ogni occasione di ascoltare un buon quartetto d’archi, se possibile sia alle prove che ai concerti. Prendi una partitura della composizione e studiala mentre viene eseguita. 

VIII. Ascolta quanta più musica per coro ti sia possibile. Lo studio della scrittura vocale, come indicato dai grandi maestri, è della massima importanza. 

IX. Il coronamento degli studi musicali sta nell’acquisire familiarità con i capolavori della sinfonia, ascoltati mediante una bella, moderna orchestra sinfonica. Applica, nello studio delle composizioni sinfoniche, la stessa profondità con cui hai analizzato i lavori per pianoforte, quartetto d’archi e coro, a cominciare dai compositori più semplici e antichi.

X. Ricorda che la tecnica è preziosa solo come mezzo per raggiungere un fine. Devi prima avere qualcosa da dire, qualcosa che richieda espressione dal profondo della tua anima. Se provi emozioni profonde e sai come esprimere ciò che senti, emozionerai anche gli altri.

Catalogo cronologico delle composizioni per flauto

• Op. 23 Sonata per flauto e pianoforte op. 34 (1896), trascrizione dalla sonata per violino, 

• Op. 80 Theme and Variations per flauto e quartetto d’archi (1916),

• Op. 90 Pastorale e Caprice “The Water Sprites” per flauto, violoncello e pianoforte (1921),

• Op. 151 Pastorale per quintetto di fiati (1942).

Tema e variazioni, opus 80 (1916)

Nel Theme and Variations, opus 80, per flauto e quartetto d’archi, Amy Beach dà vita a un’atmosfera contemplativa. Il tema principale, al ritmo di 9/8 è una melodia che ben si adatta al processo di variazione: viene esplorata, varia in tonalità, si estende e le dinamiche diventano espressioni di un personaggio fantasioso. La qualità brillante del flauto è usata come un soprano operistico che canta fino all’estremità della sua gamma superiore 

Il tema inizia in la minore introdotto dal quartetto d’archi in un tempo di “Lento di molto, sempre espressivo”. Armonicamente la Beach lavora all’interno della partitura alternando il sistema tonale maggiore/minore attraverso il cromatismo sviluppando nel contempo una sensazione di ambiguità tonale. 

La variazione I inizia con un solo del flauto in un bellissimo controcanto dallo stile impressionista francese. Impegna quasi l’intera gamma del flauto toccando le note acute fluttuando sopra il tema frammentato.

La variazione II presenta il tema trasformato in un ritmo binario e serve a sottolineare il carattere emotivo introdotto dai 2 violini e viola in una sonorità leggera e pungente.

La variazione III ha un carattere disarticolato e folle. L’accompagnamento è fuori tempo e lo schema ritmico giambico del violoncello in seste cromaticamente discendenti sono particolarmente importanti nella creazione di questa atmosfera. 

La variazione IV è veloce in un ritmo di 3/8. Il carattere è dato dal contrasto tra la melodia e l’accompagnamento creando l’effetto di confusione e disordine. La trama interna è segnata da una dinamica che va dal pp al mf.

La variazione V è molto lenta ed è in 4/4, la ritmica contribuisce a creare angoscia e disagio. Il flauto colora drammaticamente il carattere attraverso le sue quarte discendenti nelle misure da 52 a 55 e termina con la sua sonorità più bassa. 

La variazione finale è un fugato in La maggiore in 2/4. Tra i rapidi passaggi di crome emergono parti del tema creando uno stato d’animo di speranza lasciando l’ascoltatore con risolutezza e gioia.

Bibliografia

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Voce: Beach, Amy in Dizionario della Musica e dei Musicisti. Torino: UTET 1985.


Vilma Campitelli

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Vilma Campitelli nata a Lanciano (CH) ha seguito gli studi musicali presso il Conservatorio di Pescara, presso la Hochschule di Winterthur (Svizzera) e laureata in “Discipline Musicali” presso il Conservatorio di Campobasso con votaz.”110 e lode con menzione”

Vanta nel suo curriculum concerti sia da solista che in formazioni cameristiche tenendo esecuzioni in paesi Europei, Asiatici ed Americani riscuotendo unanime successo di pubblico e di critica.

Ha inciso per la Edipan (Roma), Luna Rossa Classic (Lecce), Fabrik Music (Francia), effettuato registrazioni radio-televisive per diversi programmi RAI e collaborazioni artistiche in campo teatrale.

Scelta dalla Fondazione Adkins Chiti Donne in Musica (Fiuggi-Italia), ha svolto da “studiosa-residente” il progetto europeo WIMUST finalizzato a promuovere la musica e talenti, il repertorio e le strategie per la piena attuazione della risoluzione 2009 dell’UE per le pari opportunità in ogni Stato membro. Nel 2018 interamente sotto la sua cura, è stato pubblicato il volume Compendium Musicae Flauta (ed. Smasher), la prima opera universale sul repertorio flautistico scritto da compositrici. Ha inoltre pubblicato articoli su biografie di compositrici e ricerche in campo della musica esperienziale. 

Attualmente è docente di flauto presso il Conservatorio “U. Giordano” di Musica di Foggia, sez. di Rodi Garganico, Italia.