Elsa Jaqueline Barraine: Ritratto di una compositrice della Résistence francese

di Vilma Campitelli

ELSA JAQUELINE BARRAINE (1910-1999) [pseudonimo Catherine Bonnard] – compositrice, umanista, la donna delle giuste cause e dei combattimenti. Non desiderava altro che equità e libertà per tutti dimostrando che questa scelta, anche se aveva vincoli e rinunce, era possibile. Elsa ci offre una meditazione sulla vita preferendo agli onori effimeri, una vita dedicata, limpida e realizzata.

Vincitrice a soli 19 anni de Le Prix de Rome, figlia di padre ebreo, fu attivista impegnata ed ha combattuto contro il nazismo attraverso la musica. Il suo nome, nonostante poco studiato nei percorsi accademici, lascia opere che rappresentano un contributo significativo al patrimonio musicale del XX secolo.

Elsa Jacqueline nasce in una famiglia di artisti il 13 febbraio 1910 a Parigi. Suo padre Mathieu, di origine ebrea, è violoncellista solista all’Opéra di Parigi ed è attento a trasmettere gusti artistici alla figlia. Octavie, sua madre, è pianista e cantante nel coro della Société des Concerts du Conservatoire, una delle più importanti orchestre francesi dell’epoca. Agnès, sua sorella, di quattordici anni più grande, è anche lei musicista e compositrice.

L’infanzia di Elsa è nutrita dall’ascolto della grande musica come i Quartetti di Beethoven, le Suites di Bach, le opere pianistiche e tanta musica vocale e corale. 

La giovane talentuosa è ammessa al Conservatorio all’età di nove anni nella classe del compositore Paul Dukas. Egli fu mèntore straordinario ed il suo obiettivo da insegnante era “aiutare i giovani musicisti ad esprimersi secondo la propria natura. La musica doveva necessariamente esprimere qualcosa; era obbligata ad esprimere anche qualcuno, ossia il suo compositore”. Questa filosofia della composizione, come espressione di sé, era profondamente interessante per la Barraine, ed è probabilmente una delle ragioni principali per cui così tante delle sue opere contengono risposte dirette al mondo in cui viveva ed ai problemi che sentiva fortemente.

Dukas percepisce subito la ricca personalità della sua allieva che ha una rara qualità di attenzione e ascolto profondo. Innamorata dell’idealismo, Elsa scorge nell’insegnamento del suo maestro non solo una vera autorità musicale ma un’arte di vivere con nobiltà, investendo l’artista di un ruolo spirituale. Tra il maestro e l’allievo si instaura una grande amicizia, un rapporto simile a quello del Padre Spirituale.

La classe di Paul Dukas al Conservatorio di Parigi è frequentata da promettenti studenti; Elsa ha infatti, per compagni di classe Olivier Messiaen, Claude Arrieu, Tony Aubin, Maurice Duruflé, Yvonne Desportes, etc.

Nel 1925, all’età di quindici anni, vince il Primo Premio in Armonia, due anni dopo, nel 1927 vince il Primo Premio in contrappunto e fuga e accompagnamento pianistico.

Nel 1929, a soli 19 anni, vince il premio più ambito di ogni compositore francese: Le Prix de Rome. Con la cantata La vierge guerrière, una trilogia sacra dedicata a Giovanna D’Arco, Elsa è la quarta donna a ricevere il prestigioso premio dal lontano 1803, anno in cui fu istituita la sezione “composizione musicale”. Le precedenti compositrici vincitrici furono Lili Boulanger nel 1913, Marguerite Chanal nel 1920 e Jeanne Leleu nel 1923. Grazie a questo concorso, Elsa Barraine si afferma come una delle compositrici più talentuose della sua generazione. 

Vincere le Prix de Rome significava seguire le orme di leggende quali Berlioz, Gounod, Massenet, Bizet, Debussy, Ibert, etc. Questo premio nacque in Francia sotto il regno di Luigi XIV come ricompensa annuale a giovani pittori, scultori, architetti e solo successivamente a compositori che dimostrassero il loro talento in una impegnativa competizione ad eliminazione tra allievi del Conservatorio di Parigi. Dopo una selezione preliminare, solo pochi candidati erano ammessi alla prova finale. In quest’ultima prova, i concorrenti dovevano comporre ed orchestrare nell’arco di un mese una cantata dalla durata di trenta minuti. Il vincitore riceveva l’opportunità di studiare a Roma presso “Villa Medici” per un periodo di 40 mesi con lo scopo di approfondire la conoscenza dell’argomento di propria competenza.

Elsa tentò per la prima volta il premio l’anno prima nel 1928. Il tentativo si concluse in modo promettente risultando seconda con la cantata Heracles a Delpes. Tornò a gareggiare l’anno successivo ottenendo la grande vittoria in questo concorso aperto a compositori di età fino a trent’anni e che premiava solo il primo classificato.

Lei sarà poi a Roma a “Villa Medici”, nell’Italia fascista di Mussolini, dal dicembre 1929 all’aprile 1933. L’atmosfera della Villa non la seduce, non vi trova il lato fraterno del Conservatorio e neppure un’adeguata sistemazione. Lei si rifugiava nel suo “nido di topi”, così amava definire il suo ambiente di studi e si consolava con gli innumerevoli volumi della biblioteca. 

Soffriva fortemente come la politica riusciva a cambiare la vita di ogni italiano. Le donne erano state incoraggiate ad abbandonare le loro carriere per sposarsi e procreare figli. Le camicie nere avevano imposto l’ordine con violenza e intimidazione, prendendo di mira in particolare socialisti e comunisti. In contrapposizione alla politica di Mussolini, questo soggiorno le permette di scoprire la magnificenza dell’arte pittorica ed architettonica italiana. Lei decise di usare il suo “esilio” per integrare la sua formazione e far tesoro delle uniche bellezze al mondo nella Città Eterna. Leggeva voracemente e divorava opere di importanti autori. Dukas la incoraggia a studiare i testi di Bhagavad-Gita e le presta la sua copia che lei trascriverà “religiosamente” di sua mano. Conserverà questo documento per tutta la vita ed in seguito lo offrirà dedicato al suo amorevole figlio, Raffi Ourgandjian. 

Tra visite a gallerie e biblioteche scrive un’opera buffa Il Re gobbo, su libretto di Albert Carré. Il lavoro ha debuttato il 17 marzo 1932, all’Opéra Comique. Purtroppo, non sappiamo nulla di questa partitura che aveva sedotto tanto per le sue qualità melodiche quanto per i suoi colori strumentali.

In questo periodo nascono altre partiture come la Prima Sinfonia (1931), Tema e variazioni per pianoforte (1933), Tre schizzi sinfonici del 1931 ispirati a una poesia di Rabindranath Tagore. 

L’osservazione del fascismo mussoliniano e l’ascesa del nazismo ispirarono Elsa, nel 1933, a produrre una partitura sinfonica di sei minuti, Pogroms da un testo del poeta ebreo André Spire. Quest’opera manifesta la sua premonizione di eventi futuri e minacce al popolo ebraico. Il processo creativo di Elsa Barraine sarà quindi sempre intimamente associato agli eventi politici e sociali che la circondano. Farà della sua musica uno standard del suo pensiero antifascista ma anche della sua cultura ebraica attraverso canti ebraici, una suite ebraica per violino e pianoforte e diversi preludi e fughe per organo ispirati alle preghiere della liturgia ebraica.

Nel 1935 lavora presso l’Orchestra National della radio francese RTF di Parigi come maestro di coro, un nuovo ensemble specializzato in performance radiofoniche. 

Quando scoppiò la guerra nel 1939, la Barraine e l’Orchestre National fuggirono per trasferirsi a Rennes. Dopo il bombardamento di Rennes, l’orchestra fu costretta a sciogliersi temporaneamente. L’ensemble fu ricomposto a Marsiglia nel 1941 ed alla Barraine viene impedita di rientrare dichiarandola una “lavoratrice indesiderata” a causa dell’essere ebrea e del suo attivismo politico. 

Purtroppo non fu l’unica nella sua famiglia a perdere il lavoro durante l’occupazione nazista. Dopo una carriera decennale, anche suo padre di 71 anni è uno degli artisti ebrei licenziati dalla direzione dell’Opera di Parigi. Devastato dagli eventi, morì nel 1943, con gli stendardi nazisti ancora appesi alle pareti esterne del Palais Garnier. 

A Elsa Barraine non restava altro da fare ritorno a Parigi e cercare lavoro come insegnante e accompagnatrice freelance.

Nel maggio 1941, Elsa partecipa con Roger Desormière e Louis Durey, alla creazione del Comitato del Fronte nazionale della Resistenza dei musicisti francesi denominato Front National des Musiciens (FNM) che vantava una trentina di membri influenti tra cui Dutilleux, Poulenc, Auric e Honegger anche se quest’ultimo fu, alla fine, sospettato di collaborazione e fu escluso.

In questa organizzazione di ribellione musicale, gli obiettivi erano numerosi e così nell’ottobre 1942 si trasformò in un gruppo ben organizzato; fu pubblicato il primo numero della rivista clandestina Les Musiciens d’Aujourd’hui tesa a spiegare ai musicisti come resistere ai nazisti. Stabilirono cinque regole chiave per descrivere i modi in cui i musicisti classici francesi potevano impiegare la loro arte: organizzare concerti di musica francese nuova e vietata, sostenere i musicisti ebrei fornendo riparo e denaro, organizzare proteste anti-tedesche e anti-collaborazioniste ed infine impegnarsi a qualsiasi forma di ribellione musicale.

Oltre al suo ruolo di leader, Barraine scriveva per il giornale segreto del Fronte esaminando l’uso della musica classica nella propaganda nazista e nell’identità nazionale. Tra i suoi articoli si ricordano “La musica tedesca al servizio della regressione nazista” e “La musica francese e le tradizioni dell’umanesimo”.

Non sorprende perchè la Barraine era nel mirino dei nazisti. Esistono documenti su quante volte sia stata arrestata, ma in qualche modo, miracolosamente, è sempre stata rilasciata. Tuttavia, nel 1944 trovò necessario nascondersi sotto il nome di Catherine Bonnard. É sotto questo nome che firma la partitura Avis su una poesia di Paul Éluard. 

Il periodo successivo alla Liberazione è un periodo di speranza in cui esprime l’immensa fiducia di partecipare alla costruzione di un mondo nuovo e giusto; ideale che condivide con l’amico Paul Éluard: L’uomo in preda alla pace si incorona di speranza. La gentilezza del poeta, la sua sensibilità all’amore universale sono in linea con la sua stessa sensibilità e le sue convinzioni. Allora trentaquattrenne, portata da questo grande desiderio, visse un periodo fecondo di amicizie e di creazione. La sua lotta costante rimane l’accesso alla cultura per tutti, crede che l’arte e la musica debbano avere un significato per ogni essere umano.

Con la fine del conflitto mondiale, l’impegno di Elsa Barraine non si è esaurito. La compositrice conduce una nuova lotta educativa attraverso varie azioni e iniziative sociali. 

Dal 1946 fece molti viaggi in Polonia, Armenia e al suo ritorno pubblicò impressioni elogiative sull’educazione musicale, sul gran numero di compositori e sulla ricchezza artistica e creativa di quei paesi.

Ci sono importanti informazioni disponibili sulla carriera postbellica di Elsa Barraine e lei ha mantenuto sempre la sua insostituibile grinta per affrontare nuove sfide. Oltre a comporre ed esibirsi, ha lavorato come attivista, giornalista ed alla fine del 1944 è diventata editorialista musicale per il quotidiano comunista l’Humanité. Ha seguito l’attività di discografica ed è diventata “direttore musicale” dell’etichetta discografica Le Chant du Monde dal 1944 al 1947. Nel 1953 ottiene un posto al Conservatorio di Parigi ed insegnerà analisi e lettura a prima vista per quasi vent’anni. Fu allora che dal 1972 al 1975 il dipartimento della musica del Ministero della cultura francese la nomina ispettrice dell’Associazione dei Teatri lirici nazionali francesi. Avrà una notevole azione all’interno della federazione musicale popolare lavorando per creare collegamenti anche tra le strutture corali.

Negli anni ’80, Elsa Barraine intraprende diversi viaggi in URSS dove partecipa a congressi di compositori e ne condivide l’entusiasmo in tutto ciò che concerne il settore musicale. Impara la lingua e nel 1985 ha una padronanza sufficiente tanto da tradurre in francese un importante scritto del musicologo V. Zaderatzky su I. Stravinsky intitolato La pensée poliphonique chez Stravinsky. In questo volume sono studiati in particolar modo Le sacre du printemps e Les noces e nello specifico la fonte della scrittura polifonica russa la cui origine è nella musica liturgica tradizionale ortodossa e nella canzone popolare. La sua vivacità intellettuale è anche verso l’ammirazione per la filosofia e la cultura cinese dove viaggerà sulla Transiberiana fino ai confini della Cina e farà ancora un grande studio anche della complessa lingua mandarina.

Dopo una lunga e fruttuosa vita creativa, Elsa Barraine muore a Strasburgo il 20 marzo 1999. Nonostante l’importanza storica della sua carriera, l’alta qualità della sua produzione e il coraggio che ha mostrato durante l’occupazione nazista, i suoi lavori sono oggi raramente programmati in festival e rassegne.

Elsa ha raccontato il suo mondo distrutto nella sua arte e la sua arte nel suo mondo distrutto. Ci lascia l’esempio di una vita al servizio delle giuste cause attraverso impegni coraggiosi, talvolta pericolosi ma sempre con abnegazione e modestia Ha scoperto che la musica è un’arma così potente che ha rischiato la sua stessa vita per continuare a usarla. Fare diversamente era, per lei, inimmaginabile.

Il compositore Alain Savouret così la descrive:

“[…]Austera e allegra, rigorosa e generosa, orgogliosa e modesta, è una donna appassionata, entusiasta, alla ricerca dell’assoluto: vivere gli eventi con senso e che sono essenziali nella vita, dal più banale al più eccezionale, per vivere eccessivamente l’ideale fissato come il momento presente, per interrogarsi ancora e ancora sul senso della vita e della sua azione. Di alto valore morale, è instancabile nella ricerca dello sviluppo delle qualità più degne, virtuose o solide, nell’azione o nell’altro, umanamente e artisticamente.  

Stile compositivo

Elsa Barraine firmerà più di centoventi partiture durante la sua carriera tra il 1920 ed il 1995 e comprende musica da camera, opere sinfoniche (sinfonie, balletti), due opere liriche, composizioni per fiati, cantate, opere didattiche e persino opere per il cinema e per il teatro. Profondamente sensibile agli enormi sconvolgimenti del suo tempo, Barraine non è stata in grado di dissociare i suoi processi creativi dalle sue preoccupazioni personali, politiche e sociali. 

Le composizioni della Barraine mostrano una tecnica rigorosa esposte con naturalezza e raffinatezza. Le opere che l’hanno resa famosa sono soprattutto quelle a cui fa riferimento a testi letterari. Il suo impegno per il comunismo ha stimolato l’interesse per le canzoni popolari, l’ha portato a lavorare con cori ed a pubblicare diverse raccolte con arrangiamenti e orchestrazioni. Per lei, la musica popolare “era quella più naturale del mondo, non ha altre leggi che quella della terra e delle tradizioni. Le canzoni popolari sono la memoria dell’umanità attraverso il tempo”.

Per Else la trasmissione artistica avviene attraverso il suo lavoro di compositrice tra passato, presente e futuro. Questo è il suo modo di trascendere i materiali che ne costituisce l’autentico atto educativo. 

Profondamente influenzata dall’insegnamento di Paul Dukas, non cessa di affermare uno stile improntato sul rigore e sulle possibilità inesplorate del passato. Il suo maestro le aveva trasmesso il dono dello sguardo interiore. Il pensiero di Elsa Barraine era trascendente, attaccata all’autenticità degli esseri e delle cose. Lei, superato le contingenze materiali, percepiva con grande acutezza i molteplici fenomeni della vita. Aveva una chiara visione dell’evoluzione e cammino del mondo. Aveva la certezza che “l’azione ben compresa” secondo lo spirito del Bhagavat-Gitâ determina il destino dell’essere.

Elenco delle composizioni comprese flauto:

Notturno (1930) per flauto e pianoforte

Élégie et ronde (1936) avec accompagnement de piano, Ed. Paris Ch. Gras 1936 dedicato a Lucien Lavaillotte (1898-1968) allievo al Conservatorio di Parigi di Philippe Gaubert e flautista all’Orchestra dell’Opera e del Conservatorio di Parigi.

Il brano è essenzialmente tonale e come stile si pone in una sorta di corrente neoclassica che, pur tenendo conto delle molteplici acquisizioni dell’epoca, tende a dare valore alla tradizionale forma.

Élégie è un movimento pensoso in 4/4 “non troppo lento”, punteggiato dalle squisitezze timbriche del flauto. 

Il tessuto sonoro è ricco e la spontaneità dell’improvvisazione prevale sulla rifinitura artistica. Il pianoforte accompagna con profondità espressiva il solista e suggerisce frequenti richiami al tema iniziale.

Ronde è un tempo “vif” in 6/8 dal ritmo leggero e spumeggiante. In un delicato gioco di arpeggi e di figurazioni ternarie, il flauto è spigliato nel registro acuto. Elsa racchiude in questo brano una equilibrata costruzione strumentale reso terso e raffinato da una innata sensibilità sonora e da un impegno armonico assai aggiornato pur senza rivoluzionari sperimentalismi.

Ouvrage de dame (1931) pour quintet à vent Ed. A. Andraud (1939) 

A proposito del suo quintetto, lei scrive con umorismo: “il titolo Ouvrage de Dame che ho dato a questo Tema e variazioni per quintetto di fiati è quello che avrebbero dato molti critici musicali a composizioni scritte da donne”. 

Il quintetto ha otto movimenti: il Tema e sette variazioni. Ciascuna variazione prende il nome di donna immaginaria avente ciascuna un diverso tipo di personalità: Angelique; Berthe dalle sonorità aspre e dissonanti; Irene sinuosa; Barbe fugato burlesco; Sarah; Isabeau de Baviere con il suo copricapo conico e velo fluttuante; Léocadie, vecchia zitella romantica dei tempi andati e “Final”. 

Il temperamento delle sette donne è messo in evidenzia attraverso l’uso delle sonorità e dalla caratterizzazione data ad ogni nome esplorando particolari emozioni e stati psicologici. La musica di Elsa conquista i suoi ascoltatori per l’indipendenza contrappuntistica e virtuosismo attraverso la spinta motivazionale e ritmica.

Va osservato che durante i suoi studi con Dukas e l’influenza musicale di Debussy, Elsa sviluppa un acuto senso del colore che affida ad ogni strumento musicale. Ha abbracciato la forma classica facendola sua ed ha usato un linguaggio armonico interamente tonale seppur con le notevoli eccezioni. 

BIBLIOGRAFIA

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  • Voce: Barraine, Else in Dizionario della Musica e dei Musicisti. Torino: UTET 1985.


Vilma Campitelli

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Vilma Campitelli nata a Lanciano (CH) ha seguito gli studi musicali presso il Conservatorio di Pescara, presso la Hochschule di Winterthur (Svizzera) e laureata in “Discipline Musicali” presso il Conservatorio di Campobasso con votaz.”110 e lode con menzione”

Vanta nel suo curriculum concerti sia da solista che in formazioni cameristiche tenendo esecuzioni in paesi Europei, Asiatici ed Americani riscuotendo unanime successo di pubblico e di critica.

Ha inciso per la Edipan (Roma), Luna Rossa Classic (Lecce), Fabrik Music (Francia), effettuato registrazioni radio-televisive per diversi programmi RAI e collaborazioni artistiche in campo teatrale.

Scelta dalla Fondazione Adkins Chiti Donne in Musica (Fiuggi-Italia), ha svolto da “studiosa-residente” il progetto europeo WIMUST finalizzato a promuovere la musica e talenti, il repertorio e le strategie per la piena attuazione della risoluzione 2009 dell’UE per le pari opportunità in ogni Stato membro. Nel 2018 interamente sotto la sua cura, è stato pubblicato il volume Compendium Musicae Flauta (ed. Smasher), la prima opera universale sul repertorio flautistico scritto da compositrici. Ha inoltre pubblicato articoli su biografie di compositrici e ricerche in campo della musica esperienziale. 

Attualmente è docente di flauto presso il Conservatorio “U. Giordano” di Musica di Foggia, sez. di Rodi Garganico, Italia.