Il vibrato nel flauto traverso

di Marco Gaudino

Prima della lettura di questo articolo si consiglia di leggere dello stesso autore, nel numero di Marzo 2022, “I Muscoli positivi e negativi coinvolti nella produzione del suono nel flauto e negli strumenti a fiato

Il vibrato nel flauto è un fenomeno acustico-espressivo nato da una variazione di altezza, intensità e timbro del suono su cui si ottiene

Possiamo definire il vibrato come colore espressivo da dare ai suoni, consiste in delle variazioni di pressione aerea che si ripercuotono sui muscoli vocali, che ne permettono la sua modulazione in cicli di frequenza.

Non vibra il diaframma, come si è sempre creduto, l’attenzione su di esso evita contratture volontarie, ossia di azioni negative sulle corde vocali attraverso i muscoli costrittori della faringe che porterebbero a stringere volutamente la gola.

Ma cosa vibra?

La risposta giusta è: vibra la corda aerea!!!!

Avvengono variazioni di pressioni aeree che si riflettono sui muscoli vocali dando luogo a dei cambi di intensità, timbro, intonazione (altezza) del suono nel flauto e strumenti a fiato, a diversi cicli di frequenza.

Il grado di elasticità delle corde vocali può favorire o sfavorire queste variazioni di frequenza, che avvengono con aumenti di micro-intensità del flusso aereo dello strumentista.

Le micro-pulsazioni aeree si inseriscono nelle pulsazioni del suono prodotto nelle varie altezze tonali.

Il vibrato viene prodotto tra il flusso aereo dello strumentista, i muscoli vocali e la pressione atmosferica.

Stimolato dai muscoli costo-addominali che ne favoriscono la produzione aumentando la velocità del flusso e in virtù degli stati di tonicità dei muscoli vocali, si generano tra aria, muscoli e pressione atmosferica dei luoghi di equilibrio in stati di maggiore o minore tensione che possono favorire la sua produzione, dando la sensazione che il tutto avvenga in maniera naturale.

Precisamente cosa vibra?

Vibra l’aria sostenuta dai muscoli vocali che a loro volta vengono supportati da azioni dirette dei muscoli costo-addominali, in delle variazioni di tensione che si riflettono con e tra l’aria contenuta nello strumento, quella immessa dallo strumentista e la pressione atmosferica: vibra l’aria e le corde vocali che sostengono le stesse pulsazioni aeree.

La loro tensione avviene prettamente sul piano mediano- laterale e meno sul piano anteroposteriore, rispetto al loro asse di congiunzione, differenziandosi dalle tensioni che avvengono nella produzione canora.

A produrre il vibrato scorretto, cosiddetto a pecorella, sono i muscoli costrittori della faringe che attivati creano una situazione di cicli di frequenza frammentari, rigidi e aritmici, rispetto al fenomeno espressivo da realizzare.

Vibrato di gola o di diaframma dunque?

Il diaframma non vibra, nè possono vibrare i muscoli costo-addominali, loro creano le situazioni adeguate per poter far in modo che il fenomeno possa accadere in maniera naturale e senza costrizioni tra pressione atmosferica, aria contenuta nel tubo del flauto e muscoli vocali, evitando contratture sui muscoli costrittori della faringe.

Tutti gli esercizi presenti nelle varie metodologie per flauto e gli altri strumenti a fiato che richiamano attenzione sui muscoli costo-addominali nell’acquisizione del vibrato, sono validissimi da applicare.

Gli esercizi presenti nella letteratura flautistica e gli altri strumenti a fiato sul vibrato sono tesi, dunque, a stimolare i muscoli vocali nel connubio con la pressione atmosferica.

Esercitarsi partendo dai suoni fermi che producono variazioni simili a tipi di frammentazione del suono in stile molto legato e in varie combinazioni ritmiche, aiuta ad assimilare questo aspetto espressivo e coloristico del suono.

Utile esercizio è lo staccato senza uso della lingua e tutti gli esercizi atti a rendere i muscoli vocali agili nella ricerca del vibrato.

Lo staccato senza uso della lingua su un suono ribattuto, non è altro che l’inizio per procedere a produrre lo stesso suono frammentandolo ritmicamente in maniera più legata.

Esercitarsi a bocca semiaperta nel pronunciare ah ah ah bisbigliato e senza suono vocale, in varie forme ritmiche con intermittenza di fiato, è un utile esercizio, oltre a quelli presenti nella letteratura dei fiati, per apprendere la dinamica articolatoria del vibrato. Durante l’esecuzione degli esercizi sul vibrato va assolutamente evitata la pronuncia interna della vocale E . L’uso della E porta molto facilmente ad un vibrato a pecorella.

Trovo gli esercizi presenti nell’ultima parte del libro di J. Gärtner Il Vibrato ed. Vigor Music, molto utili per la sua acquisizione graduale.

Un esercizio che consiglio ai miei studenti di flauto per migliorare il vibrato è quello di esercitarlo sull’emissione del mi medio tenendo la prima spatola della tastiera premuta.

Ossia la prima che si aziona per l’emissione del si bemolle acuto, o meglio la chiavetta piccolina che serve anche a produrre trillo do re acuto e ovvero quella che viene dopo la chiavetta atta a produrre il fa grave azionata dall’indice della mano destra.

La posizione indicata genera un aumento di velocità di flusso aereo superiore rispetto alle altre, relative all’emissione dei suoni medi. La velocità aerea generatasi tra il flauto e il cavo orale si riflette sulle corde vocali, dando la sensazione di maggior facilità di produzione del vibrato favorendone le modalità di acquisizione.

I muscoli vengono stimolati ad un movimento più semplice e celere dalle stesse pressioni aeree riflesse. 

Altro vibrato scorretto da evitare è quello generato dall’apertura e chiusura periodica delle labbra. Esse generano dei micro-aumenti e diminuzioni di velocità del flusso aereo, dando vita al fenomeno. Una tipologia di micro pulsazioni inserite nel suono principale, in questo caso, molto sgradevoli da udire e che richiamano la voce tremolante dei vecchietti sdentati.

Esempi di comportamento delle corde vocali nel vibrato sul flauto traverso

Liberamente tratto dal libro: Marco Gaudino Suono pensando Ed. Lulu acquistabile su Amazon


Marco Gaudino

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Flautista e ricercatore napoletano, docente di flauto M.I.U.R.
Ha intrapreso congiuntamente alla carriera concertistica e di didatta gli studi sul comportamento e ruolo delle corde vocali nelle tecniche del flauto e negli strumenti a fiato, supportato da diversi foniatri Italiani. Autore di saggi e trattati sull’argomento: “Nuova ipotesi sulla produzione del suono nel flauto traverso” edito nel 1991 da Flavio Pagano e nel 2019 dalla Lulu, “Suono Pensando” ed Lulu, tiene seminari in diversi conservatori e facoltà musicali in Italia e all’estero. È autore di un software per la didattica del flauto e di un dispositivo che ottimizza la qualità del suono del flauto. Ha inciso per la Phonotype Record le opere per flauto del compositore Italo-Americano Keith Goodman.