La Cadenza: che cosa è, come scriverla

di Onorio Zaralli

Secondo l’armonia tradizionale, la cadenza è una successione di accordi dei quali uno (il primo o il secondo) sia l’accordo di Dominante. Tali accordi possono trovarsi sia allo stato fondamentale che in uno dei rivolti (inversions) possibili. 

Così, ad esempio, le successioni accordali costruite sui gradi V – I, o II – V, o V – VI, rappresentano alcune delle diverse cadenze che l’armonia prevede. Come si può notare, in ogni successione è sempre presente l’accordo costruito sul V grado (Dominante).

Fa eccezione la cadenza plagale che, come sappiamo, è formata dalla successione IV – I.

Fatta questa breve premessa, su cui non possiamo dilungarci ulteriormente, dobbiamo ora focalizzare la nostra attenzione sull’accordo che, nel movimento di un concerto, precede la cadenza del solista: è un accordo particolare, l’accordo di Tonica, però presentato nel suo II rivolto.

Nell’esempio possiamo vedere l’accordo di Re Maggiore, tonalità di impianto del Concerto per flauto e Orchestra KV 314 di W. A. Mozart (Re – Fa diesis – La), presentato con il La al basso: per l’appunto, in II Rivolto (2nd inversion).

Su tale accordo troviamo il punto coronato; dopo averlo eseguito, l’orchestra tace e il solista può dare inizio alla sua cadenza che, dopo un certo tempo, troverà la sua naturale conclusione sulla tonica (Re). Fin qui, sembra tutto abbastanza chiaro.

Prima di proseguire, dobbiamo però soffermarci a considerare il significato della cadenza all’interno del movimento di un concerto, non più dal punto di vista dell’armonia, quindi, ma dal punto di vista del suo “ruolo” musicale.

Dunque, qual è il significato della cadenza? 

La cadenza rappresenta un momento di carattere virtuosistico e improvvisativo, in cui il solista “mette in mostra” le sue qualità tecniche e musicali: in altri termini, un momento particolare della sua performance, nel quale il pubblico possa apprezzare le qualità tecniche, virtuosistiche, ma anche espressive del flautista, del clavicembalista, del cantante che è sulla scena.

In passato, le cadenze venivano affidate alla fantasia esecutiva del solista, che poteva così mostrare al pubblico tutte le sue qualità, spesso anche compiacendosene… Successivamente, anche per arginare l’arbitrio di cantanti e strumentisti, i compositori decisero di scrivere, di propria mano, le cadenze da eseguire nel corso del concerto. Una delle più celebri, e più belle, è quella del primo movimento del Concerto Brandeburghese n. 5 in Re Maggiore BWV 1050 di J. S. Bach, affidata al clavicembalo. Merita di essere ascoltata:

Anche Mozart ha scritto cadenze per i suoi concerti, meravigliose e straordinarie (come poteva essere diversamente?): un esempio lo possiamo trovare nel Concerto n. 23 in La Maggiore KV 488 per pianoforte e Orchestra. Ascoltiamola, dal minuto 9’26’’

Purtroppo, Mozart non ha scritto (o, se mai lo avesse fatto, non ci sono pervenute) le cadenze per i suoi Concerti per flauto: e qui nascono i problemi…

Consideriamo, come esempio per la nostra ricerca, il Concerto in Re Maggiore KV 314 per flauto e Orchestra – I movimento. Proviamo a ragionare: come può e deve essere la cadenza per questo movimento?

Mi permetto di dare delle personalissime indicazioni:

  • La cadenza deve apparire “naturale” e perfettamente contestualizzata all’interno del movimento. In altri termini dovrebbe scorrere e dare la sensazione all’ascoltatore di essere, essa stessa, non un qualcosa di estraneo al concerto o una aggiunta inutile, ma una piacevole e mai esagerata digressione musicale.
  • Attenzione: siamo necessariamente obbligati a confrontarci con Mozart! Dunque, meglio evitare di scrivere troppo. Mozart stesso, nel concerto per pianoforte su citato, propone una cadenza di circa 30 misure, non di più. 
  • Cerchiamo di scrivere “in stile”: evitiamo pertanto di comporre una cadenza in stile romantico per un concerto del Settecento o, peggio, in stile… “Novecento francese”.
  • Evitiamo anche di sovraccaricare la cadenza di virtuosismi eccessivi; l’eleganza – ricordiamolo – non si deve vedere: si deve solo percepire.

Ho detto, finora, soprattutto ciò che non dobbiamo fare. Vediamo adesso cosa possiamo fare.

Per pura provocazione, iniziamo con una cadenza “minimalista”: 

Ovviamente non possiamo ritenerci soddisfatti di questa cadenza. Di certo, però, essa risulta musicalmente esatta. Potremmo allora aggiungere qualcosa in più per ottenere un risultato simile a questo:

IL risultato è ora senz’altro migliore, ma è ancora troppo poco.

Cosa fare? Suggerisco di procedere in questo modo:

  • evidenziare alcuni incisi musicali presenti nel movimento;
  • provare ad elaborarli, melodicamente e armonicamente;
  • verificare che il tutto risulti scorrevole e aderente alla scrittura del movimento.

Per questo lavoro, ho scelto di considerare i seguenti incisi:

Ovviamente, possiamo evidenziarne altri o escludere quelli qui proposti. Possiamo altresì presentarli in tonalità diverse e in successione diversa rispetto a come appaiono nel corso del movimento. L’importante è ora elaborarli e metterli insieme.

Il risultato finale potrebbe essere qualcosa di simile:

NOTA. Secondo la prassi, la Cadenza deve terminare con un trillo che risolve alla tonica della tonalità di impianto. In questo caso, abbiamo voluto prenderci la libertà di proporre una conclusione diversa che, in ogni caso, risulta in stile rispetto alla scrittura mozartiana.

Ed ora possiamo ascoltarla (nel video, anche le cadenze per il II e III movimento)


O. Zaralli

www.onoriozaralli.it | Scuola Italiana di Flauto   | Youtube

Onorio Zaralli si è diplomato a pieni voti in flauto traverso presso il Conservatorio “S. Cecilia” di Roma, conseguendo successivamente il diploma di “solista” presso il Royal College of Music di Londra. Premiato nei concorsi di Ancona, Stresa, Palmi e Città di Castello, matura esperienze orchestrali all’interno dell’Orchestra della Radiotelevisione di Bucarest, Orchestra Sinfonica di Sanremo, Orchestra Sinfonica dell’Accademia Nazionale di S. Cecilia di Roma. Come solista è attivo in Europa, USA, Messico, Corea, Australia. È autore di libri, studi e composizioni per flauto.