Mindfulness e Psico-cinestesia al Flauto Traverso  

di Mirella Pantano       

 Non si raggiunge una bella esecuzione superando la resistenza dello strumento, ma eliminando le resistenze dentro di noi”
Raymond Thiberge

In questo nuovo articolo mi propongo di tornare su alcuni spunti di didattica applicata alla psicocinestesia e alla tecnica della mindfulness, è una occasione per me di ricapitolare i punti essenziali di quanto già esposto e trattato lungamente nei precedenti articoli  e per chi non li avesse letti articoli di cogliere spunti e suggerimenti e motivi di riflessione che credo possano risultare utili.

In tutte le mie masterclass e nei corsi di routine giornaliere tendo a spingere l’allievo ad approfondire sia l’aspetto meramente fisico-corporeo che quello emozionale e personale. L’approccio psico-cinestetico e l’applicazione della disciplina della Mindfulness nello studio del Flauto, risulta essere un ottimo connubio che consente di migliorare, perfezionare e sviluppare il nostro sistema sensoriale, la nostra memoria, di lavorare con il corpo, la mente e lo strumento in una coordinazione perfetta, entrando nel concreto dell’atto musicale. Quanto siete consapevoli del vostro atto musicale? Le pratiche, nei miei corsi, attivano un percorso di auto-conoscenza e armonizzazione delle componenti fisiche e mentali aumentando la capacità di auto-osservazione.

Attraverso l’atto esecutivo, lo strumentista traduce in una materia percepibile all’esterno le relazioni che si stabiliscono all’interno della propria idea interpretativa. Partendo però dal presupposto imprescindibile che Il nostro corpo è davvero il nostro VERO strumento e non una sua appendice; è la parte reale e vibrante della catena di produzione del suono. Impariamo a conoscere il nostro corpo e riusciremo a esprimere attraverso il flauto la nostra anima musicale.

La Psicocinestesia e la Mindfulnes spingono lo studente ad un impegno costante e continuato nel tempo, portandolo ad  attivare un processo di osservazione delle parti del corpo coinvolte nell’atto musicale, al respiro, ai processi di tensione e distensione del suono, a una consapevolezza del legame esistente tra corpo, mente e spirito. Mentre suoniamo dobbiamo pensare solo ai movimenti del corpo, al fluire dell’aria, alle vibrazioni, alle sensazioni che proviamo in quel momento, esiste solo quel momento. 

LA MENTE HA LO STESSO POTERE DELLE MANI, CAMBIARE IL MONDO.

WOODROW WILSON

IL SUONO e il mio incontro con Kandinsky

Altro spunto di riflessione per il controllo del suono per arricchire l’espressività:

Qual è la teoria di Vasilij Kandinskij sull’arte?

L’arte, secondo Kandinskij, non ha il compito di farci «sapere» ma di farci «sentire» qualcosa, «con anima aperta», aiutandoci a cogliere una dimensione profonda della realtà.

Huile sur toile (1925) de Vassily Kandinsky. Musée National d’Art Moderne, Paris, France. Donation Nina Kandinsky 1976. AM 1976-856

Il musicista usa il sentire, comunica attraverso l’udito, sfrutta la percezione uditiva è solo attraverso di essa che arriva all’ascoltatore. 

Immaginate il percorso della vostra aria e visualizzatelo utilizzando i COLORI, se volete un suono brillante immaginate un colore vivido, per suono dolce  un colore tenue, uno drammatico un colore cupo e così via siate creativi, insomma aiutatevi come faceva Kandinsky con la forza del colore, date un colore a ogni momento espressivo dei vostri brani.

Per noi pittori il più ricco ammaestramento è quello che si trae dalla musica. Con poche eccezioni e deviazioni la musica, già da alcuni secoli, ha usato i propri mezzi non per ritrarre le manifestazioni della natura, ma per esprimere la vita psichica dell’artista attraverso la vita dei suoni musicali…”. La sua concezione di un universo armonico di suoni e colori congiunti lo portò a stabilire una connessione tra gli strumenti musicali, colori, sensazioni. Presta le tue orecchie alla musica, apri i tuoi occhi alla pittura, e… smetti di pensare!                    

Vasilij Kandinskij

Utilizzate Kandinsky al contrario, lui prendeva ad esempio i suoni per codificare le proprie emozioni in quadri, noi possiamo utilizzare i colori per esprimere le emozioni in musica, sarete davvero più espressivi e passionali. Vedere la musica a colori è la sensazione prodotta da un fenomeno legato alla percezione sensoriale chiamata sinestesia , la combinazione mentale tra stimoli provenienti dal suono e il colore. Un suono, una particolare tonalità, un accordo, percepito da una persona con tale forma di sinestesia, possono suscitare, in modo immediato, un’associazione con una caratteristica di tipo visivo, un colore.

L’associazione mentale tra musica e colore rappresenta quindi un fenomeno affascinante e complesso, all’interno del quale sembrano avere un ruolo rilevante   la percezione delle emozioni legate al suono. Questi aspetti si mescolano in un’esperienza percettiva di tipo multimodale, arricchendo l’esperienza musicale individuale con la realtà esterna e offrendo nuovi e significativi spunti di espressione in ambito artistico. Dipingete i vostri brani con i colori della vostra anima.

Routine settimanale sul suono

Vi propongo è uno degli esercizi di routine settimanale, ha come obiettivo raggiungere un suono omogeneo e pulito sulle tre ottave, richiede almeno 20 minuti al giorno per una settimana e si sviluppa in questo modo: Quando studi l’emissione, per verificare come si muove la vostra aria, guarda l’alone che si viene a creare sulla boccoletta, affinché il suono sia centrato, essa dovrà creare l’alone esattamente al centro di questa ed essere piccolo e verticale. Visualizza il percorso che essa fa, partendo da dentro di voi prima di arrivare ad infrangersi.

Successivamente:

  1. controlla la posizione delle labbra;
  2. prepara il tuo corpo all’emissione;
  3. mentre sali lentamente nella scala di do maggiore rimani più possibile fermo con le labbra cercando di non mollare la tensione laterale, sentirai un leggero bruciore alle labbra non mollare, vuol dire che stai lavorando bene;
  4. quando hai bisogno di aria però respira con il naso per non lasciare la posizione e quindi senza mollare, questo per tutte le ottave, l’esercizio serve al controllo della posizione delle labbra, del flusso e velocità concentrandosi a stringere le labbra nei lati ma a lasciare morbido il centro;
  5. visualizza nella mente il flusso dell’aria e la nostra ancia virtuale, cioè il canale o corridoio da cui fluisce il suono, il muro verso il quale si infrange;
  6. ascolta la vibrazione dentro di te e quella del tuo strumento;
  7. non mollare e non avere fretta questa è la chiave del successo.

Verifica il risultato dopo una settimana se pensi di avere ancora bisogno ripeti ancora per un’altra settimana.

Ogni brano di cui tentiamo l’esecuzione è viaggio, un confronto interiore che crea un tracciato nel vostro io, un solco che risulta importantissimo per crescere musicalmente e per mettere radici solide. Su questo solco si scriverà un nuovo percorso e una nuova scoperta musicale, ogni apprendimento quindi costruisce la base per uno nuovo.

LA MENTE E’ UN PARACADUTE FUNZIONA SOLO SE SI APRE.

ALBERT EINSTEIN

Come affrontare un passo difficile:

Dobbiamo affrontare lo studio di un passo difficile, non solo dal punto di vista articolare, ma formale ed emotivo. Attraverso l’atto esecutivo, lo strumentista traduce in una materia percepibile all’esterno le relazioni che si stabiliscono all’interno della propria idea interpretativa;

Guarda il passo e scopri come è strutturato:

  • capite come procedete
  • sale
  • scende
  • è una progressione
  • dove e come si muove
  • dove si appoggia
  • dove può vivere di inerzia
  • sfrutta i punti di vista   
  • percepisci che emozioni vi suscita
  • pensa che le dita si muoveranno bene solo se capite il senso, la direzione, la struttura, la sua parte emozionale

Esercizio sulla MICRORESPIRAZIONE

Spesso ci troviamo a dover suonare lunghe frasi musicali dove obiettivamente non si dovrebbe respirare, ma forse è necessario farlo. Dobbiamo respirare senza intaccare la velocità, senza mollare la tensione del suono, senza danneggiare l’intonazione, senza allontanare la lingua per avere ogni inizio frase pulito… insomma respirare senza fare danni:

Esercitatevi a fare respiri veloci; si possono fare respiri molto veloci, come dico sempre dei micro-respiri tra le note brevi quando è necessario, ma dovete lavorare, come per tutte le abilità del flauto, partendo da “lentamente” per visualizzare con il respiro l’estensione o apertura del torace e il riposizionamento della lingua. Questo esercizio si presta alla micro-respirazione, conviene utilizzare piccoli respiri veloci o velocissimi, piuttosto che un respiro completo. Questa tecnica va praticata con tenacia e convinzione perché, non dimentichiamoci che i cambiamenti, anche quelli flautistici, avvengono prima nella nostra testa, è dentro di noi che accettiamo un cambiamento, solo dopo possiamo lavorare ad esso:

  1. Non aprite troppo la bocca quando fate i tuoi Micro-respiri se non quel tanto che serve
  2. la vostra lingua deve essere sempre in posizione, quindi posizione lingua e contemporaneo micro-respiro
  3. ogni inizio diventerà perfetto e il vostro nuovo suono non sarà sporco
  4. suonate in modo che la vostra imboccatura sia fissa
  5. Inspirate velocemente e sarete già pronti per la prossima nota; non ci vuole molto tempo.

L’esercizio vi suggerisce di fare un respiro veloce tra due note, poi ogni terzina, ogni quartina e così via, accorciando della metà l’ultima nota del gruppetto. In questo modo inizierete a non aprire troppo la bocca e a respirare nello spazio di tempo che avete e a forzare le costole ad espandersi. Ovviamente non lo suonerete per davvero in questo modo e non respirerete ogni cellula ritmica, ma questo lavoro vi servirà a respirare velocemente senza cambiare l’imboccatura.

Dovete imparare a respirare velocemente perché quando la musica ha un crescendo, hai bisogno dell’aria e non devi andare in affanno. Piccoli respiri veloci ti daranno l’aria di cui hai bisogno tanto quanto un respiro completo, quando non ci sarà nessun posto dove fare un respiro grande, fino al successivo punto di riposo. 

Esercitatevi e attenzione a non cambiare tempo o ritmo, a non creare spazi per respirare nel tempo ma a rubare spazio nel tempo, siate creativi, usate le scale, gli arpeggi ecc. Usate il metronomo perché manterrà il vostro tempo fedele e non vi permetterà di rallentare inavvertitamente, aumentando la velocità con gradualità. 

È solo questione di pratica perché potrai fare un respiro molto veloce, forzare le costole ad espandersi e l’aria entrerà abbastanza velocemente, almeno abbastanza per passare al successivo posto dove respirare con calma. 

Se non vorrete più rimanere senza aria, dovrete studiare la tecnica giusta che impedisce che questo accada e danneggi il vostro suono. Lavorare su questo richiederà settimane, poi applicate via via ai brani che state studiando, come tutte le cose in cui si vuole progredire, la gradualità è tutto.

La gestione dell’aria è uno degli scogli più grandi degli strumentisti a fiato e dei cantanti, ma superato questo la vostra espressività ne trarrà vantaggio e inizierete a suonare esattamente come il vostro cuore vi dice.

Tre cose sono necessarie per un buon esecutore: la mente, il cuore e le dita.

W.A.Mozart

Il VIBRATO e Minfulness

Il vibrato è uno step importante per lo studio di un flautista esso si raggiunge nel momento in cui si è arrivati ad avere una certa maturità esecutiva. A cosa serve il vibrato? Esso serve a dare vita al nostro suono, quando viene utilizzato bene gli aggiunge profondità, gli dà proiezione spinge cioè il nostro suono più lontano nello spazio e migliora il nostro fraseggio, rendendo più efficace la nostra idea musicale.  Per vibrare si deve aggiungere ad un suono fisso gli impulsi dell’aria giocando sulla velocità, certo, noi non possiamo visualizzare ciò che facciamo, come gli strumenti ad arco, ma possiamo utilizzare la mente, cioè sentire dentro di noi cosa accade e i segnali che il nostro corpo ci invia, il modo in cui lo strumento risponde alla nostra sollecitazione restando dentro al range del suono in un gioco di attivazione e rarefazione. Il suono dovrà risultare connesso e fluido impariamo quindi a controllare il nostro assetto fisico che dovrà essere rilassato per raggiungere un vibrato libero. 

 E’ a questo punto che entra in gioco la Psicocinestesia e la mindfulness, nelle mie lezioni suggerisco ai miei studenti di immaginare un’onda del mare anzi di essere l’onda del mare. Perché il mare? perché suggerisce una certa idea di ciclicità, infatti l’onda si muove, si infrange sulla battigia, torna indietro, si carica di nuova energia e ritorna e si associa con facilità al nostro flusso aereo, perché concentrarsi sul respiro spinge il corpo in uno stato di rilassamento e meditazione. 

Visualizzando un’onda circolare partiamo da un suono di facile emissione e aiutandoci con la velocità dell’aria iniziamo a muoverlo, velocizzando e rallentando il flusso con tranquillità. Cambiamo nota e continuiamo per un po’, una volta superato questo step cominciamo a riavvicinare gli impulsi inserendone 4 per ogni nota, poi 6, poi 8 e così via cercando però di velocizzare l’aria con impulsi sempre più ravvicinati ma sempre molto regolari. Siate creativi, lavorate su scale, arpeggi, piccole frasi. Da qui potrete rendere personale il vostro vibrato e viva la vostra musica. Spero di esservi stata utile e di vedervi presto nelle mie Masterclass.

«Respirare non è “solamente” respirare. Il respiro consapevole si trasforma, così come la consapevolezza trasforma ogni altra cosa». 

J. Rabat-Zinn

 Altro spunto di routine quotidiana: Direzione dell’aria

La visione psicocinestetica e Mindfulness   può fornire un buon punto di partenza per lavorare sul nodo rappresentato dal controllo della direzione dell’aria.

L’aria è la fonte del suono, deve avere una direzione costante ma forza variabile, e deve essere direzionata verso lo stesso punto ideale.

L’uso di immagini mentali può aiutare a visualizzare il flusso e la sua emissione in maniera tangibile ed empirica. Una parete verso la quale dirigere l’aria, parete che troviamo davanti a noi nella parte interna del foro di insufflazione, può funzionare da proiezione, cogliendo aspetti percettivi trasversali sia alla esperienza del docente che dello studente.

Fondamentale che l’aspetto rappresentativo mediato dai neuroni a specchio sfrutti immagini condivise, un background sensoriale comune.

Quello della parete diviene dunque il nostro punto ideale, che riusciremo a   raggiungere solo provando e riprovando con esercizi consapevoli e mirati, ma guidati da opportune rappresentazioni mentali che ‘materializzano’ l’esperienza fisiologica della insufflazione.            

L’immagine mentale che ci può aiutare è quella di un piccolo punto colorato da ‘colpire’ con l’aria. Un punto da mantenere costantemente sotto pressione come fa l’arco di un violino sulla sua corda, non perdendo mai il punto di contatto.

L’esercizio che consiglio per una routine quotidiana si chiama: RIDERE

Si inizia lasciando la lingua a riposo per un po’ e con le labbra in posizione si eseguono le note di una scala (lentamente), concentrandosi sul solo flusso e spinta dell’aria. Il primo passo è ottenere note senza l’uso della lingua, senza pronunciare il suono, non lasciare che la lingua influenzi il flusso dell’aria che esce dalla bocca.

Noterete subito che avete bisogno della giusta velocità di aria per ogni nota, quindi, solo come postura, assumiamo nella posizione interna della bocca l’espressione vocale della risata ah! ah! ah! 

Questo esercizio terrà sollevato il palato molle, creando un suono più ampio, la nostra gola resterà libera e darà la spinta all’aria creandone la velocità. 

Ovviamente le labbra non dovranno assolutamente cambiare posizione; dobbiamo imparare a produrre il suono attraverso solo la spinta dell’aria, giochiamo con note singole finché tutte non verranno con il controllo e a diverse altezze.

Il secondo step del lavoro consiste nel produrre la nota con ah! e poi staccarla con la lingua (ah! thu,ah! thu) e così via con scale  arpeggi e brevi passi di Bach.

Terzo step produrre il suono con ah! e thu contemporaneamente fino ad arrivare ad avere suono sostenuto dalla giusta velocità dell’aria e giusto uso dello staccato. Anche questo lavoro si fa attraverso scale, arpeggi e mi viene in mente di consigliare passi come le Allemande di Bach o simili.

Siamo al punto di aver raggiunto una consapevolezza psicocinestetica sul suono, ora dobbiamo sapere che per suonare nelle diverse altezze e nelle diverse dinamiche dobbiamo riuscire a controllare la quantità di aria che colpisce la parete virtuale. Con molta aria si otterrà forte o fortissimo con poca aria invece un piano o pianissimo.

Bisogna affrontare la gestione del suono passando da un forte ad a un suono sfumato verso la dissolvenza, il punto chiave da cogliere sta nel fatto che la quantità di aria diminuisce naturalmente ma non deve diminuire la sua velocità o pressione che anzi deve aumentare leggermente.

La mia immagine mentale di aiuto consiste nel vedere la parete e a fine suono la mano che le si accosta spingendola leggermente, ma ognuno di noi può crearsi quella che vuole purché funzioni.

Questo lavoro aumenta la capacità del flautista di modulare, in modo imprevedibile e personale l’esecuzione proponendo micro varianti agogiche, dinamiche, timbriche, e rende unica l’interpretazione.

Una interiorizzazione così profonda ci consente di prevedere con precisione (e in anticipo) se il proprio gesto produrrà i suoni desiderati (ad es., correttamente intonati) e ritoccare gli impulsi motori per evitare di stonare, ancor prima di aver suonato.

Visualizzare un brano

Un altro sistema di apprendimento psicocinestetico da utilizzare quando non possiamo suonare è ripassare e visualizzare le note e i movimenti sul flauto sia per memorizzare che per preservarsi da sforzi intensi.

I meccanismi neurali alla base del suono e del movimento immaginato attivano il nostro cervello in modo molto simile alla pratica, ovvio che la simulazione mentale dell’esecuzione contribuisce concretamente all’apprendimento motorio similmente a quella effettiva anche se, ovviamente in misura meno efficace.

Psicocinestesia, Mindfulness e performance:

La psicocinestesia e la pratica della Mindfulness ci aiuta anche nelle molteplici occasioni di esecuzioni in pubblico; sapere cosa accade dentro di noi in quel momento è un buon passo per riuscire a rendere l’esecuzione perfetta, mentre sentire lo strumento come estraneo da sé stessi aumenta lo stress della prestazione. Acquisendo consapevolezza e familiarità si gestiscono meglio tensione e concentrazione.

Chi suona con il pubblico vive in tempo reale una bilocazione cognitiva che gli permette di essere nel presente ma con un’attenzione al presente e un’anticipazione sull’imminente divenire. Tutto questo fa parte dell’esperienza sonora che contempla lo stare presso di sé e contemporaneamente lo stare fuori e intorno a sé.

 La capacità di stare con sé e contemporaneamente all’esterno si affronta costantemente nella nostra vita di musicisti e si attiva ogni volta che stiamo in concerto; la convivenza di queste due fasi percettive è una cosa da imparare a gestire per il bene della nostra performance artistica, senza un buon controllo, una buona e lunga concentrazione e senza una buona resistenza, l’esecuzione risulterà imprecisa e insicura. Il pubblico deve percepire la nostra tranquillità emotiva e benessere altrimenti soffrirà con noi fino alla fine del concerto.

Buona cosa è, prima di iniziare, prendersi qualche minuto attivando le tecniche di rilassamento e di respirazione consapevole della Mindfulness e concentrarsi su sé stessi. Conoscere e gestire la propria emozionalità è la chiave per sostenere una buona performance musicale questo richiede esperienza e maturità intellettuale.


Mirella Pantano

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MEDIASET, RAI, RAI INTENTATIONAL, FICTION, CINEMA, Flute in C, in G, Piccolo and Bass Flute, Irish flute and Bulgarian Kaval flute.

She graduated in transverse flute, a student of C. Tamponi and A. Pucello.
You carry out concerts as a soloist, in symphonic and television orchestras, including “La corrida”, “Domenica In”, “Concerto di Natale 2009” and many others.
You carry out concert activities performing as a soloist in Paris, Miami, Barcelona, ​​Belgium, Valencia, in chamber groups, in piano duo with harpsichord, baroque repertoire and orchestras.
You are a teacher of flute masterclasses with a specification in flute in C, bass. sol and piccolo.
At the age of 14 she won the First Prize in the Literary Competition of which she is the President of the Jury Libero de Libero, with awards live on RAI DUE, since then she has been the author of countless musical fables, for some of which “ANOTHER SKY” AND ” IL BOSCO PRODIGIOSO ”were staged, creating CDs for educational use