Tecniche di base ed elementi fisiologici fondamentali

di Marco Gaudino

Ho sempre ritenuto che nella didattica del flauto traverso, lo strumento che suono ed insegno da anni, ci fosse una grande carenza metodologica legata alla mancanza di conoscenze specifiche degli elementi fondamentali con cui il docente opera. Il rapporto che si genera tra lo strumento a fiato e il suo esecutore è da subito sentito come una sorta di prolungamento corporeo. Le dinamiche sia muscolari che di modi di soffiare, nella ricerca delle giuste tecniche da adoperare per ottenere dei risultati ottimali, sono spesso trattate nella didattica contemporanea e storica nel flauto in maniera spesso empirica. È in questa falsa didattica, anche conflittuale tra docenti, nei modi diversi di insegnare lo studio degli strumenti in questione, che vuole inserirsi la mia ricerca metodologica.

Intrapresi agli inizi degli anni Novanta con l’aiuto del foniatra napoletano Ugo Cesari una ricerca atta a verificare il comportamento delle corde vocali nelle tecniche del flauto, per poi scoprire in seguito che la questione legata alla teorizzazione di cosa avviene tra strumento e strumentista fosse particolarmente sentita da colleghi, anche di strumenti a fiato diversi, in varie parti del mondo. Attualmente le ricerche mi hanno portato a creare un nuovo metodo di approccio allo studio del flauto e degli strumenti a fiato, raccolto in un trattato dal titolo “Suono Pensando” pubblicato presso la casa editrice Lulu, da cui cercherò di estrapolarne i contenuti per questo articolo e per quelli che verranno.

La ricerca del bel suono nel nostro strumento passa, oltre che per il gusto dell’esecutore e dalle mode dettate dai grandi nomi del momento, per i modi diversi di atteggiare le parti mobili che, tra lo strumento e lo strumentista, giocano un ruolo determinante al fine della definizione del timbro, ossia la qualità dei suoni prodotti. Parti mobili durante l’atto del soffiare che possiamo classificare in: posizione interna della lingua nelle sue variabili, modi di atteggiare le labbra, gola chiusa o aperta, variabili nelle posizioni della mandibola, uso dei muscoli intercostali nel coadiuvare gli interventi del diaframma prima e dopo la produzione del suono nel rapporto con i muscoli addominali.

Le cose che uno strumentista a fiato si deve chiedere per diventare cosciente della sua tecnica:

  • Come fa il mio strumento a suonare?
  • Cos’ è il suono?
  • Come si definisce l’aria che passa dalle labbra prima di arrivare allo strumento?
  • Cosa si intende per flusso aereo?
  • Cos’ è una pressione e una velocità aerea?
  • In che modo si influisce sull’ intonazione?
  • Quali sono i muscoli che operano nella respirazione e come averne un controllo?
  • Quali muscoli interagiscono nella tecnica globale degli strumenti a fiato?
  • Cosa si intende per sostenere il suono o appoggiarlo?
  • Cos’ è il timbro o colore del suono?
  • Come faccio a cambiare il timbro del mio suono e perché?
  • Che differenza passa tra una pressione aerea costante ed una pulsante?
  • Cos’ è e come si ottiene il vibrato?
  • Lo staccato semplice, doppio e triplo, cosa cambia e perché usarli a seconda dei tempi metronomici?
  • Come vorrei che fosse il mio suono e perché?
  • Come posso fare per ottenerlo? Posso ottenerlo?
  • Che ruolo giocano la laringe e le corde vocali nella tecnica del mio strumento?
  • Che differenza passa tra pressione aerea, velocità della stessa ed intensità della stessa?
  • Da cosa dipende il timbro del suono?
  • Cosa sono le formanti in acustica musicale?
  • Cosa si intende per nodo e ventre in acustica musicale?
  • Come devo soffiare in una dinamica sonora piano ed in una forte e perché?
  • Che ruolo gioca la lingua nell’ emissione del suono e perché?
  • Che ruolo giocano le labbra nell’ emissione del suono e perché?
  • Cosa sono i suoni armonici e come posso gestirli?
  • Cosa mi piace e cosa non mi piace della mia tecnica globale?

Il corretto uso dei muscoli dello strumentista nella produzione del suono nel flauto è da considerarsi elemento fondamentale per la gestione della qualità del suono nei suoi parametri di sostegno, qualità timbrica e sonora, nonché nella gestione del fiato tra la sua durata, velocità, intensità del flusso emesso. Le azioni muscolari agiscono invece tra labbra, muscoli respiratori (diaframma, addome, muscoli intercostali), del tratto vocale (laringe, corde vocali) e fasce muscolari che ne compongono l’apparato fonatorio di articolazione del suono come faringe, mandibola, lingua.

Iniziamo a puntualizzare che i movimenti delle corde vocali che si verificano nel cavo orale del flautista durante la produzione sonora, così come riportato da molti ricercatori tra medici e strumentisti a fiato (approfondiremo l’argomento nei prossimi articoli), avvengono tra azioni e reazioni date da forze di attrito che si generano tra flusso aereo dello strumentista, quello contenuto negli strumenti a fiato e la pressione atmosferica.

L’azione-reazione dei muscoli vocali è determinante al sostegno delle variazioni di velocità prodotte dal flusso aereo dall’esecutore, negli atti di compressione durante la produzione del suono nel flauto traverso nelle varie altezze, dinamiche sonore, qualità del suono.

Un mancato sostegno alla pulsazione aerea da parte dei muscoli citati può determinare una perdita di velocità aerea e, viceversa, come un rallentamento di velocità può determinare una diversa reazione dei muscoli stessi. Si può generare uno scorretto rapporto di sostegno muscolare alle pulsazioni generatesi tra i due sistemi interagenti, ovvero uomo-flauto traverso, ripercuotendosi sulla qualità dei suoni in altezza e timbrica. Più aumenta la velocità di un flusso aereo, più aumenta la corsa delle sue particelle e viceversa. La velocità è sensibilmente modificata anche dall’intensità del suddetto flusso. Per pressione aerea si deve sempre intendere un flusso aereo con particelle più ravvicinate tra loro, prendendo come parametro di forza massima la pressione atmosferica con cui ci si confronta ed interagisce durante la produzione del suono. Maggiore è la velocità di un flusso aereo, maggiore è l’attrito che si genera tra la pressione atmosferica e il flusso in movimento, maggiore l’impatto sulle fasce muscolari che regolano il flusso aereo dello strumentista a fiato durante l’emissione dei suoni. I giochi aerodinamici si ripercuotono dunque sulla qualità del suono, influenzando anche l’intensità degli armonici in esso contenuti.

Gli armonici sono quei suoni non percepibili ad orecchio umano, se non isolati, facenti parte di un unico suono composto che si dice fondamentale.

Una maggiore velocità di flusso, durante la fase di pulsazione, produce un suono con timbro più chiaro e viceversa. Bisogna comunque e sempre tenere libero da tensioni il centro delle labbra per evitare un insufficiente ingresso di flusso aereo nel flauto, al fine di non incorrere nella produzione di suoni poco sonori e liberi nella loro sensazione uditiva.

I muscoli vocali e respiratori dello strumentista a fiato, nel loro uso corretto, servono a regolare il flusso aereo dello strumentista in relazione agli atti di compressione che avvengono tra la sua aria e quella contenuta nei vari strumenti.

Imparare ad usare i muscoli è dunque fondamentale alla regolazione del flusso aereo prodotto nei suoi vari parametri aerodinamici di intensità, velocità, durata, che a loro volta incidono sull’altezza dei suoni e sulla loro timbrica.

Proviamo a classificarli dividendoli in negativi e positivi in relazione agli effetti da produrre sugli strumenti in questione.

Muscoli negativi nel sostegno del suono

Tra i muscoli negativi nella produzione di un bel suono nel flauto e negli strumenti a fiato troviamo i muscoli costrittori della faringe, per faringe si identifica il condotto muscolo-membranoso, situato in fondo alla bocca, che mette in collegamento la cavità orale e nasale.

I muscoli costrittori tendono ad essere attivati da tutti gli strumentisti a fiato, soprattutto nei principianti, per cercare di trattenere l’aria che tende a finire subito nell’atto di compressione con quella contenuta negli strumenti. L’aria dello strumentista tende a finire in quanto è più calda di quella contenuta all’interno dei tubo dello strumento e ha con essa poco impatto di compressione. Non si generano delle forze di attrito tali da regolare il flusso aereo emesso dallo strumentista dilettante e da questa situazione ecco attivati i muscoli costrittori nella speranza di regolare il fiato, e nasce così la cosiddetta “Gola Chiusa” durante l’emissione del suono.

Come mai nelle contingenze di gola chiusa durante l’emissione del suono nel flauto traverso e negli strumenti a fiato la qualità sonora ne risente in maniera negativa?

Il suono negli strumenti a fiato si produce tra l’interazione della colonna aerea proveniente dai polmoni dello strumentista che passa tra la trachea e la sua bocca, indirizzata negli strumenti tra le labbra e gli altri componenti che ne modificano la sua corsa e ossia ance, bocchino, boccoletta nel flauto e becco nei flauti dolci.

La colonna aerea dello strumentista che interagisce con quella contenuta negli strumenti a fiato diventa pulsante e viene sostenuta nella sua pulsazione dai muscoli dello strumentista stesso.

I muscoli costrittori della faringe ne possono bloccare una corretta pulsazione incidendo sulla qualità del suono a pari di una mano che si pone su una corda di chitarra in vibrazione!!!

La pulsazione si irrigidisce e ciò si riflette sulla qualità del suono tra componenti armoniche e la loro intensità. I costrittori della faringe limitano dunque, una libera pulsazione dell’aria tra il flauto e il sostegno muscolo-aereo dell’esecutore.

Può incidere, tuttavia, nella produzione anche un cattivo uso delle labbra, come già accennato.

Le labbra insieme a gli altri muscoli che andremo a classificare positivi nella ricerca di un bel suono nel flauto traverso, possono avere una valenza sia positiva che negativa.

In questa breve trattazione ne illustrerò due aspetti principali e ossia uno positivo ed uno negativo.

L’aspetto positivo è dato dal fatto che le labbra tendono ad aumentare la corsa delle particelle aeree prodotte dal flusso aereo nello strumentista facendo in modo che possa avvenire, tra l’aria da esso prodotta e quella contenuta nello strumento, un maggior impatto di compressione.

Le labbra possono compensare con una corretta azione la questione relativa alle diverse temperature delle colonne aeree che interagiscono nella produzione sonora, incidendo sulla qualità dei suoni prodotti.

Nel loro corretto uso generano un attrito maggiore alla fuoriuscita del fiato, che risulterà di durata maggiore rispetto ad un flusso aereo emesso con delle labbra completamente rilassate.

L’aspetto negativo da evitare, invece, è stringere le labbra al loro centro e ossia in quella parte detta dalla scienza tubercolo (punto n 5 dell’immagine). Una stretta eccessiva in quel punto comporterebbe la stessa situazione che si genera nell’emissione del suono con una gola chiusa. L’aria che pulsa tra strumento e strumentista ancora una volta risulterebbe bloccata con ricadute sulla qualità dei suoni emessi.

Una tensione labiale positiva alla regolazione del fiato e alla corsa delle particelle aeree atte a produrre una compressione adeguata per la produzione del bel suono deve avvenire in quella parte labiale nella foto indicata come commissura e che possiamo rinominare anche come angoli labiali.

Muscoli positivi nel sostegno del suono

Al fine di evitare delle manovre che possano far attivare i muscoli costrittori della faringe e stringere la gola durante l’emissione del suono negli strumenti a fiato si è convenuto, nella maggior parte delle indicazioni didattiche, ad usare il diaframma nella gestione del flusso aereo prodotto dallo strumentista.

Cosa significa usare il diaframma nella gestione del fiato?

Significa evitare di alzare le spalle durante la fase della respirazione detta inspirazione per evitare che i muscoli costrittori possano irrigidirsi già nella prima fase inspiratoria.

Un corretto uso del diaframma nella fase inspiratoria consente anche di incamerare più aria nei polmoni.
Il diaframma divide il torace dall’addome e il nervo frenico che ne controlla i movimenti opera solo nella fase di discesa del muscolo.

L’attrito necessario alla non dispersione del fiato durante l’emissione dei suoni e al loro sostegno nella ricerca della bellezza timbrica tra velocità del flusso e la sua intensità richiama in ballo altre fasce muscolari nella fase sia inspiratoria che espiratoria del processo, ovvero i muscoli intercostali e quelli addominali.

Essi, insieme al diaframma, soprattutto nella fase espiratoria, operano in maniera antagonista permettendo dunque che il fiato possa essere regolato nei suoi parametri di durata, velocità, intensità.

Si avranno due forze, una discendente ed una ascendente che regoleranno il flusso emesso.

Nella forza discendente troveremo ad interagire i muscoli intercostali ed il diaframma che congiuntamente alla forza muscolare ascendente coadiuvata dai muscoli addominali genereranno i giusti attriti atti a regolare il flusso aereo emesso nei parametri citati di durata, velocità e intensità.

Corretto uso dei muscoli diaframma, intercostali e addominali nella produzione del suono negli strumenti a fiato, dunque, per evitare l’intervento dei muscoli costrittori della faringe nella regolazione della fuoriuscita del fiato per gestirne durata, velocità ed intensità. Tutti i muscoli citati da soli non bastano alla regolazione del flusso aereo nella produzione e sostegno dei suoni nelle varie altezze, ad essi vanno aggiunte le labbra, come detto precedentemente, nella tensione della zona detta commissura o angoli e un cosciente uso della lingua nella gestione delle variazioni di velocità del flusso emesso.

Tuttavia un diaframma troppo bloccato verso il basso con un addome che tende ad essere costretto costantemente verso l’esterno, può facilmente comportare una reazione dei muscoli costrittori della faringe durante la produzione sonora.

L’addome deve espandersi nell’inspirazione e ritornare gradualmente verso l’interno durante l’espirazione.
La lingua all’interno della bocca ha un ruolo molto importante nella gestione della velocità del flusso aereo nella produzione del suono nelle varie altezze tonali.

Un cavo più o meno modificato da una lingua che si muove sensibilmente verso l’alto o verso il basso all’interno della bocca può generare degli spazi più ampi o più stretti al fine di regolare sensibilmente la velocità del flusso aereo nella ricerca delle varie ottave siano esse gravi, medie o acute.

Le labbra vanno lasciate libere di agire senza incidere in maniera spropositata su quella parte negativa che abbiamo precedentemente inquadrato come tubercolo, ossia il forellino che si genera nella loro parte centrale durante la produzione del suono nei vari strumenti a fiato.

Deputate al sostegno dei suoni, da ricercare ed emettere, si aggiungono le corde vocali in delle azioni che possiamo definire determinanti ma secondarie e di reazione a tutte quelle degli altri muscoli positivi illustrati.

Il ruolo delle corde vocali nella produzione del suono e nelle tecniche degli strumenti a fiato è stata argomento di ricerca in diversi paesi del mondo da parte di medici e strumentisti a fiato.

Io stesso me ne sono occupato al fine di trovare nuove tecniche per migliorare il suono e le sue possibili articolazioni (timbro, staccato legato, vibrato) sia nel flauto che negli altri aerofoni.

Le corde vocali e la loro funzione

Le corde vocali sono quattro, due vere e due false, dalla vibrazione di quelle vere nasce la voce, definita anche come suono vocale. Sono inserite all’interno della laringe.

Per glottide si indica l’apertura limitata delle corde vocali

È in questa zona che si riflettono gli attriti aerei tra l’aria dello strumentista che coopera con quella che reagisce all’interno dello strumento e le micro-variazioni della pressione atmosferica che si verificano tra il tubo del flauto e il suo esterno

Nella zona della glottide si riflettono le energie aerodinamiche tali da poter far agire e reagire i muscoli vocali che le sostengono, al pari di una mano che sostiene un oggetto di un determinato peso.

Le variazioni di velocità del flusso aereo che passano dalla bocca attraverso le labbra e arrivano al flauto tra lo spigolo esterno della boccoletta e il suo interno, tra le ance e l’interno dei tubi sonori, tra le labbra e i bocchini negli ottoni, cooperano con la pressione atmosferica e si riflettono sui muscoli della glottide durante la produzione del suono nel flauto e negli strumenti a fiato. Possiamo affermare che i movimenti della glottide di apertura o chiusura possono essere considerati come indice delle variazioni di velocità aeree in relazione alle altezze dei suoni emessi, ben sostenuti, mal sostenuti e non sostenuti tra apparato respiratorio, vocale e strumento; l’elemento determinate di questo connubio deve essere sempre considerata l’interazione tra il flusso aereo dello strumentista e le reazioni tra pressione atmosferica e l’aria perturbata all’interno dei tubi sonori.

I muscoli della glottide vanno collocati tra quelli che accompagnano sostenendo o appoggiando il flusso aereo proveniente dai polmoni negli atti di compressione tra l’aria presente dentro e fuori gli strumenti a fiato, nel connubio con la pressione atmosferica e modulate dagli stessi muscoli vocali, nonché labiali e costo- addominali.

Chiudiamo questa breve trattazione rispetto alla complessità e ampiezza degli argomenti affrontati con le seguenti considerazioni: una corretta cooperazione tra muscoli diaframmatici, intercostali, addominali e labbra coadiuvati dalle varie micro-posizioni della lingua possono regolare il flusso aereo emesso dallo strumentista a fiato nei parametri di intensità, velocità e durata nella ricerca del bel suono nelle varie altezze tonali; le corde vocali reagiscono in relazione al loro grado di elasticità e tonicità sostenendo i suoni emessi, rendendoli pieni, morbidi, equilibrati nella loro struttura armonica regolandoli sensibilmente nei parametri aerodinamici elencati. Ogni azione sui muscoli detti “costrittori della faringe” e sulle labbra tendendole in maniera eccessiva o chiudendole al centro non favoriscono una pulsazione aerea sostenuta da tutti i muscoli citati “positivi” nella produzione del suono in tutti gli strumenti a fiato.

Nella produzione del suono nel flauto e negli strumenti a fiato la glottide si chiude in maniera maggiore a seconda delle altezze dei suoni emessi, più i suoni sono acuti e più le corde vocali si adducono, per adduzione si intende il loro stato di vicinanza tra loro.

Tutte le ricerche riferiscono ad una glottide più aperta nei principianti rispetto agli esperti, da ciò si può evincere che gli esperti, come dovrebbe essere naturale, riescono a sostenere i suoni emessi in maniera maggiore, usando gli altri muscoli quali diaframma, intercostali, addominali, labbra e lingua in maniera equilibrata alla produzione del bel suono.
Le corde vocali nelle varie ricerche mondiali sono state osservate attraverso un laringoscopio a fibre ottiche.

La laringoscopia con fibre ottiche (anche chiamata laringoscopia diretta) si effettua con un piccolo tubicino spesso solo 3 o 4 millimetri – chiamato laringoscopio a fibre ottiche – che viene infilato nella laringe dalla cavità nasale (ovvero da una delle narici). Essendo munito di telecamera collegata al computer, il tubicino dà la possibilità di esplorare in modo preciso e approfondito la laringe e anche le aree ad essa contigue. Infatti le fibre ottiche permettono di trasmettere le immagini al computer.

Nell’ analisi di tutti gli elementi che concorrono alla formazione del suono tra strumento e strumentista in tutte le possibili sfumature e dinamiche che ne determinano le timbriche, lo staccato, il vibrato, i colori di sonorità mi auguro possiate trarre conclusioni per una metodologia sempre più consapevole degli elementi con cui opera
Le mie pubblicazioni su The Babel Flute vorranno aiutarvi a riflettere ed a ricercare spunti operativi sempre più consapevoli per ottimizzare il vostro studio giornaliero ed i risultati ottenuti.

Nel prossimo numero:
I principi di aerodinamica che regolano la produzione del suono negli strumenti a fiato


MARCO GAUDINO

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Flautista e ricercatore napoletano, docente di flauto M.I.U.R.
Ha intrapreso congiuntamente alla carriera concertistica e di didatta gli studi sul comportamento e ruolo delle corde vocali nelle tecniche del flauto e negli strumenti a fiato, supportato da diversi foniatri Italiani. Autore di saggi e trattati sull’argomento: “Nuova ipotesi sulla produzione del suono nel flauto traverso” edito nel 1991 da Flavio Pagano e nel 2019 dalla Lulu, “Suono Pensando” ed Lulu, tiene seminari in diversi conservatori e facoltà musicali in Italia e all’estero. È autore di un software per la didattica del flauto e di un dispositivo che ottimizza la qualità del suono del flauto. Ha inciso per la Phonotype Record le opere per flauto del compositore Italo-Americano Keith Goodman.