L’arte dell’ornamentazione negli adagi nel Barocco italiano

di Onorio Zaralli

Tutti conosciamo i capolavori per flauto del Barocco italiano: Vivaldi, con i magnifici Concerti dell’op. X, gli altri concerti per flauto e le Sonate “Il pastor fido” (di dubbia attribuzione); Marcello, con le bellissime Sonate op. II per flauto e b.c.; e poi Veracini, Pergolesi, Scarlatti, Tartini, Albinoni, Galuppi… Una vera miniera musicale che rende eccellente il nostro repertorio e che non andrebbe mai trascurata, sia per il suo valore artistico, sia per la sua funzione formativa.

Conosciamo anche le opere teoriche di J. J. Quantz (Versuch einer Anweisung die Flöte traversiere zu spielen) e di C. Ph. E. Bach (Saggio di metodo per la tastiera): opere fondamentali, scritte nel XVIII secolo, per la conoscenza della prassi esecutiva della musica barocca. A queste potremmo aggiungere moltissime pubblicazioni di studiosi e musicologi del XX secolo, quando si è assistito ad un vero e proprio revival della musica barocca. 

Quantz e Bach forniscono indicazioni su come ornare una melodia, soprattutto nei tempi lenti. Era infatti prassi – probabilmente mutuata dall’opera – di presentare le melodie con abbellimenti, decorazioni, ornamentazioni: e questo per mostrare al pubblico il talento musicale e tecnico del cantante/solista, ma anche perché la finalità dell’arte barocca era quella di meravigliare, di sbalordire, di non ripetersi mai in modo costante e prevedibile. Potremmo quasi dire che l’esecuzione in concerto rappresentava l’edizione definitiva del brano musicale.

Ecco allora l’esigenza di acquisire consapevolezza delle potenzialità di una melodia di essere sviluppata ulteriormente con, appunto, “ornamentazioni”.

Ovviamente, esiste il rischio di sovraccaricare una linea melodica e renderla pesante, irriconoscibile, non elegante: ma è un rischio che possiamo correre, per esplorare un mondo nascosto, mai scritto sul pentagramma, e che noi dobbiamo imparare a “inventare”.

Procediamo con esempi

Tra le tantissime composizioni ho scelto due movimenti di altrettante Sonate di Benedetto Marcello e il secondo movimento del Concerto in Re magg. N. 3 op. X di Antonio Vivaldi, “Il Gardellino”.

Lo spartito originale della Sonata n. 7 di Benedetto Marcello si presenta in questo modo:

Analizziamo: si tratta di un “Largo”, ossia un movimento più lento di un Adagio. La tonalità è il Sol minore; flauto e basso procedono secondo una scrittura imitativa. 

Ascoltiamo questo movimento, esattamente così come è scritto, seguendo lo spartito in trascrizione moderna:

La voce del flauto si presta molto ad essere variata. Per farlo “con stile e gusto”, come raccomandavano gli antichi Maestri, occorre analizzarla sotto il profilo melodico e armonico. Questa analisi è assolutamente indispensabile perché ci permette di scoprire come possiamo orientarci con le nostre ornamentazioni e in quale ambito armonico dobbiamo restare, per evitare di proporre ornamentazioni che siano estranee alla struttura armonica.

Ecco dunque una ipotesi di ornamentazione di questo Largo. Occorre precisare che non è l’unica versione possibile; al contrario, è solo una delle tante e che, in questo esempio, si presenta con ogni probabilità eccessivamente variata: ho scelto volutamente di procedere in questo modo solo per mostrare quante possibilità possiamo avere. Ovviamente, io stesso, in concerto, cercherei di proporre una versione meno elaborata e più sobria.

Vediamo ora il secondo esempio, ancora di Benedetto Marcello. Si tratta del “Largo” della Sonata n. X op. II.

Questo è lo spartito di una edizione antica; ed ora, la trascrizione moderna e il relativo audio:

Come si vede, il disegno musicale della melodia, nella tonalità di La minore, è diverso rispetto all’esempio precedente: lo stile imitativo tra flauto e basso è ora presente solo in poche battute, nella parte centrale del movimento. Abbiamo forse più libertà…

E questa è la mia proposta che, come per il Largo precedente, ha solo un valore esemplificativo:

L’elemento più importante da considerare, oltre ovviamente alla coerenza della melodia ornata con l’armonia, è la capacità di proporre varietà, fantasia, invenzione, sorpresa: sono questi i “valori” – oserei dire – dell’arte barocca, soprattutto italiana.

Per finire, il secondo movimento del Concerto “Il Gardellino” di Vivaldi.

Questo movimento, nella tonalità d’impianto – Re Maggiore, si divide in due sezioni, ognuna della quale deve essere ripetuta. In questo caso, le ornamentazioni saranno previste solo nella ripetizione.

Di conseguenza, propongo di seguito tutto il movimento, sia nella trascrizione moderna che nell’esempio audio, in modo che si colga la differenza (anche qui, forse eccessiva) della melodia originale e con la sua ornamentazione. Ho realizzato anche la mano destra del cembalo che, come è noto, non veniva quasi mai scritta dal compositore per essere lasciata, anch’essa, alla fantasia e al gusto dell’esecutore.

Ripeto ancora: gli esempi da me proposti rappresentano solo una delle tante possibilità che noi possiamo adottare per ornare le melodie secondo il nostro gusto e il nostro stile. E sono anche un invito a sperimentare qualcosa finalmente di personale, senza dover “accontentarsi” di ciò che viene proposto dalle varie edizioni musicali.


O. Zaralli

www.onoriozaralli.webnode.it | Scuola Italiana di Flauto   | Youtube

Onorio Zaralli si è diplomato a pieni voti in flauto traverso presso il Conservatorio “S. Cecilia” di Roma, conseguendo successivamente il diploma di “solista” presso il Royal College of Music di Londra. Premiato nei concorsi di Ancona, Stresa, Palmi e Città di Castello, matura esperienze orchestrali all’interno dell’Orchestra della Radiotelevisione di Bucarest, Orchestra Sinfonica di Sanremo, Orchestra Sinfonica dell’Accademia Nazionale di S. Cecilia di Roma. Come solista è attivo in Europa, USA, Messico, Corea, Australia. È autore di libri, studi e composizioni per flauto.