Mindfulness e psicocinestesia nel flauto traverso

di Mirella Pantano

Come le filosofie orientali possono aiutare lo studio di uno strumento, le performance e la coscienza di sé.

Sono da sempre stata affascinata dalle discipline e filosofie orientali e dai numerosi e diversi approcci alla vita che queste offrono a noi occidentali. Per questo in questo articolo vi parlo della Mindfulness che si può utilizzare senza la sua connotazione spirituale tipica del buddismo, ma con un carattere più scientifico e concreto, lo si fa ormai in moltissimi campi, io personalmente la applico alla formazione flautistica da sempre.

In questo nuovo articolo quindi, parlo di Mindfulness specificatamente nella sua applicazione allo studio e alla esecuzione strumentale. Parliamo di coscienza della consapevolezza, questa pratica, di derivazione buddista, permette di aumentarne la percezione. Nonostante si ispiri alla tradizione buddista va considerata come una vera e propria attitudine, un atteggiamento della mente. Il risultato che deriva dal consolidarla è il raggiungimento di uno stato di attenzione intenzionale, collocato nel momento presente e non giudicante.

Nel mio percorso artistico ho avuto modo di accostare la mia pratica strumentale, sia come docente che come musicista, oltre che alla psicocinestesia flautistica di cui sono ideatrice e che ho esaminato e approfondito nei miei tre articoli precedenti, la filosofia orientale, la Mindfulness. Questa mi ha permesso di sperimentare nuove tecniche ed ottenere grandi risultati, sia durante la pratica di studio del flauto che in situazioni concertistiche.

I miglioramenti sono notevoli e portano al cambiamento della qualità della consapevolezza di essere presente a sé stessi in ciascuna nota, con ciascun movimento, permette di sentire ogni pausa ed intervallo tra le diverse note senza essere distratti da alcuni pensieri che, soprattutto quando si suona su importanti palcoscenici, rendono l’esecuzione più agitata e nervosa.

Molte volte infatti, nell’atto performativo, la mente è percorsa da domande del tipo: suonerò le note giuste? …. se mi blocco durante la performance? piacerò al pubblico? sarò soddisfatto di me stesso? Sono pensieri del tutto normali è nella natura della nostra mente e non ce ne dobbiamo preoccupare più di tanto.

Spingo i miei allievi a focalizzarsi sulla concentrazione del respiro e a cantare ogni nota dello spartito per non distrarsi, ad entrare in uno stato di rilassatezza e concentrazione in cui ciò che conta è trovare il proprio centro e il proprio equilibrio, in quel respiro musicale che è molto importante, poiché permette di essere un tutt’uno con la musica.

Ho riscoperto utilizzando questa visione, cosa vuol dire ritornare a sentire il controllo sulle proprie azioni liberandomi dai pensieri negativi o disturbanti attraverso il concetto di “defusione cognitiva” che consiste nel prendere le distanze da ciò che ci preoccupa.

Nel caso di un pensiero disturbante ad esempio, la defusione cognitiva ci insegna a restare con il nostro pensiero disturbante prendendone le distanze, riuscendo a vederlo quasi come qualcosa di più distante da noi, di cui non dobbiamo preoccuparci troppo, anzi cerchiamo di concentrarci sulla musica piuttosto. Sul piano neuroscientifico gli effetti della mindfulness consentono un aumento della rete neurale che regola la nostra capacità di prestare attenzione con una conseguente riduzione della distraibilità. Con questa pratica è stata registrata una riduzione dell’attività dell’amigdala nell’autoregolazione delle emozioni e nella gestione della paura.

Si riesce ad avere miglioramenti nell’apprendimento di nuove competenze e nella memoria di lavoro ed è fondamentale per ricordare meglio le nuove sensazioni e le cose apprese durante le lezioni.

Livelli più elevati di consapevolezza, concentrazione e attenzione aiutano a sviluppare una buona pratica strumentale e migliorare la capacità di esecuzione. Il tipo di attenzione che si apprende durante la pratica mindfulness è utile agli studenti, perché è connesso a miglioramenti nella concentrazione e nell’efficienza: la qualità della consapevolezza di essere presente se stessi in ciascuna nota, con ciascun movimento, permette di sentire ogni pausa ed intervallo tra le diverse note.

Non si raggiunge una bella esecuzione superando la resistenza dello strumento, ma eliminando le resistenze dentro di noi”

Raymond Thiberge

Il fine è proprio quello di riuscire a vedere i nostri pensieri come qualcosa che è inerente alla nostra esperienza e non l’esperienza assoluta o reale. Quando preparo i miei allievi applico questa tecnica con l’intento di aiutarli ad entrare in connessione con sé stessi e con lo strumento, i feedback che ricevo da loro sono sempre tutti molto positivi ed entusiasti, è un esercizio di direzione intenzionale dell’attenzione verso lo strumento, un’azione, una sensazione, in uno stato mentale di apertura e curiosità. Bisogna conoscere però i propri allievi anche a livello psicologico, riuscire ad inquadrare come funziona la mente di ognuno, dico sempre che per essere un buon insegnante si deve essere un insegnante diverso per ognuno di loro.

Affianco alla psicocinestesia flautistica quindi un altro percorso di addestramento della mente, in cui la pratica della mindfulness, fa raggiungere ai miei allievi una consapevolezza meta-cognitiva del momento presente, focalizzando attenzione sul respiro e sull’interazione fra mente e corpo, nella messa a punto di strategie per l’abilità motoria, per il comportamento, per l’autoregolazione emotiva, per riuscire a gestire lo stress nei confronti dello strumento musicale.

La pratica della Mindfulness ruota attorno a due concetti fondamentali: quello di consapevolezza e quello di concentrazione.

La consapevolezza non è altro che la capacità di agire quanto più possibile in modo intenzionale, dirigendo uno sguardo puntuale a ogni cosa si faccia, si dica, si pensi.  La Mindfulness infatti viene definita l’arte della consapevolezza: essa è un atteggiamento mentale che comporta il concentrare attenzione al momento presente deliberatamente, con coscienza in special modo nel momento dello studio dello strumento per il musicista e comunque in ogni performance.

La concentrazione è lo sforzo positivo della mente che si allena per dirigere l’attenzione verso il suo oggetto in maniera pura, senza l’interferenza del pensiero, non è una pratica statica ma richiede energia, sforzo finalizzato, tempo, intenzione, determinazione, volontà e disciplina per quest’ultima bisogna lavorare:

sul Corpo:

al fine di ottenere una muscolatura adeguata, addome, muscoli facciali, muscoli labiali, ecc. che deve essere elastica e forte ma nello stesso rilassata e non rigida,

sviluppare la capacità respiratoria, tanto importante soprattutto per gli strumenti a fiato che coinvolge tutti e tre i tratti respiratori, nello sciogliere le tensioni che possono annidarsi tra il petto, il torace e l’addome. Con la pratica mindfulness, la respirazione diviene sempre più efficiente e corretta, a tutto vantaggio della salute generale e della propria vita anche professionale; il respiro, inteso soprattutto come respiro consapevole e controllato, grazie al corretto modo di respirare noi riusciamo a suonare nei diversi registri del flauto e ad avere, anche una bella qualità di suono:

sull’ Energia, timbro, dinamica, fraseggio, espressività…. ecc.

sulla Mente, l’atto della mente che osserva sé stessa rimanendo distanziata dai suoi contenuti, sensazioni e pensieri, quindi controllo, concentrazione per chi, come noi, passa molte ore ad esercitarsi.

Gli elementi fondanti della mindfulness sono quindi: l’attenzione, l’intenzione e la modalità, essa è quindi attenzione rivolta al presente, con l’intenzione di osservare ciò che si sta facendo, con un atteggiamento aperto e attento. Si allena quindi la capacità di essere totalmente consapevoli e centrati, mentre sperimentiamo e accogliamo tutto quello che accade, durante l’atto musicale, dentro di noi, nel corpo, nella mente, nel cuore e nello spirito contemporaneamente.

 CERTO la pratica della Mindfulness non ci aiuta a diventare perfetti, ma ci si avvicina molto, eliminando molte variabili disturbanti, riesce quindi a potenziare perfettamente tutte le nostre risorse, a tirare fuori la nostra anima musicale per essere ciò che siamo, a farci superare i nostri blocchi emotivi e superare i nostri limiti spesso mentali e psichici.  Essa indica sia una tecnica psicologica che cognitiva e comportamentale, l’atto di mantenere l’attenzione focalizzata sull’esperienza presente e, ogni volta che ci si distrae, riportarla nel presente.

È una pratica di presenza mentale e consapevolezza con origini millenarie che ritroviamo nelle tradizioni contemplative orientali, i cui benefici sono comprovati da numerosi studi scientifici e biologici. I Musicisti sono coloro che sono sempre in lotta con la loro componente emozionale, l’ansia da performance, il blocco creativo, l’ipercriticismo quindi aiutiamoci ad eliminarli o comunque a limitarli con pratiche di consapevolezza: non più reagire semplicemente agli stimoli della vita, ma essere in grado di creare lo spazio necessario ad agire consapevolmente.

Per mindfulness quindi si intende una consapevolezza intenzionale, consapevolezza dell’atto creativo, come   ho già enunciato a diventare padroni della propria mente, è una capacità regolatoria, un orologio per il nostro equilibrio interiore e permette di gestire con efficienza l’attenzione, le emozioni e i pensieri. Questo a sua volta provoca una riduzione dello stress e dell’ansia, un miglioramento dell’umore, la capacità di cambiare alcuni modi automatici in funzione di una migliore esecuzione che rispetti più liberamente la nostra creatività musicale.

Tre cose sono necessarie per un buon esecutore: la mente, il cuore e le dita.    
W.A. Mozart

Ritengo che la mindfulness sia lo strumento ottimo per far emergere una forma di consapevolezza distaccata, nella quale una persona auto-osserva i propri funzionamenti mentali e fisici, questo concetto è fondamentale, non dimentichiamo che l’atto musicale nasce nella mente, ma deve necessariamente passare attraverso il corpo per essere perfetto.

Essa amplia l’acutezza sensoriale, migliora l’apprendimento di nuove competenze e la memoria, quindi i livelli più elevati di consapevolezza, la concentrazione e l’attenzione raggiunti aiutano i musicisti a sviluppare una ottima pratica strumentale nelle sessioni di studio e migliori capacità di esecuzione. Il tipo di attenzione che si apprende durante la pratica mindfulness è utile agli studenti musicisti perché è connesso a miglioramenti nella concentrazione e nell’efficienza, la qualità della consapevolezza di essere presente a sé stessi in ciascuna nota, con ciascun movimento o micromovimento. Il tutto senza venire distratto da alcuni pensieri che, soprattutto quando si suona davanti a un pubblico, rendono l’esecuzione insicura.

La musica rappresenta per i musicisti una vera e propria fonte di stress dovute alle  continue sfide, all’esposizione al giudizio altrui, al perfezionamento della tecnica di esecuzione, alla ricerca di continui stimoli ed  agli elementi innovativi che via via si aggiungono, possono portare ad elevati stati di angoscia e ansia, i quali, oltre a rappresentare un pericolo per la salute mentale, hanno effetti negativi di un certo rilievo nella performance stessa, andando a creare un circolo vizioso.

L’esecuzione musicale è un fatto di memoria, attenzione e concentrazione, quindi un retaggio del cervello, ma coadiuvata dalla bellezza e la magia che nascono dal cuore.  L’adesione al momento presente porta ad una maggiore intimità con i propri stati emotivi e una più consapevole capacità di “farli parlare”, rendendo l’esecuzione musicale più intensa sia per il musicista che per l’ascoltatore.

Miglioriamo i nostri stati psicologici negativi aiutando a trattare i pensieri svalutanti ed ansiogeni per quello che sono: solo pensieri, prendiamo quindi la giusta distanza dalle proprie elaborazioni cognitive, riuscendo ad osservarle con occhio più consapevole. Manteniamo l’attenzione verso una problematica strumentale per un lungo periodo di tempo, condizione fondamentale sia nei processi di apprendimento che nella ripetizione ed esecuzione delle azioni, la mindfulness aiuta ad apprendere meglio e a performare meglio le abilità apprese, calati nel momento presente ridurrai le possibilità di sbagliare durante l’esecuzione.

Utilizzata come esercizio costante e regolare, aiuta, ve lo garantisco, ad addestrare la mente e a spostare l’attenzione sull’unica cosa che conta davvero “essere più consapevole”. Suggerisco ai miei allievi di concentrarsi sul respiro, come appiglio per allenare la mente a non distrarsi e ad entrare in uno spazio intimo in cui ciò che conta è trovare il proprio centro e il proprio equilibrio, qualunque sia l’attività musicale sia essa una lezione o un concerto. Non a caso per noi flautisti, il respiro è molto importante come lo è per le filosofie orientali, poiché permette di essere un tutt’uno con la musica, ci spinge a rilassare il nostro corpo e ad accogliere il suono dentro di noi rendendolo libero.

Attraverso la mindfulness, si impara a calarsi totalmente nel momento presente e ad essere pienamente consapevoli di quello che sta succedendo. Per il musicista, è subito intuibile come questo tipo atteggiamento e impostazione mentale possa aiutare nel proprio lavoro, questo approccio è sostenuto da una serie di ricerche scientifiche che stanno dimostrando gli effetti della pratica mindfulness per gli artisti.

Quindi riassumendo CONSAPEVOLEZZA, nel momento presente e senza giudizio, di ciò che accade nella nostra mente, nel nostro corpo e attorno a noi mentre suoniamo e riprendere il controllo del proprio atto musicale per saperlo dirigere nella giusta direzione. Allenare la consapevolezza ci aiuta a smettere di reiterare dei meccanismi, a uscire dagli automatismi che ci intrappolano. Ci permette di abbandonare i nostri giudizi e di conseguenza gli stati ansiogeni. La mindfulness ti consente di distinguere ciò che è importante da ciò che non lo è, focalizzandoti su ciò che conta davvero. Praticandola, noterai come aumenterà la durata della tua concentrazione e come imparerai a gestire meglio i tuoi tempi, avendo soprattutto maggiore lucidità mentale, imparerai ad indirizzare la tua mente verso quei pensieri che ti servono realmente. Programmiamo la nostra pratica giornaliera di studio del flauto e pianifichiamo gli obiettivi che intendiamo raggiungere alla fine della nostra sessione di studio. Una volta liberata la mente dai pensieri estranei alla nostra disciplina e una volta riscaldati i nostri muscoli, siamo finalmente pronti per affrontare lo studio. Focalizziamo la nostra attenzione su singoli punti che intendiamo sviluppare, spesso si tende a concentrarsi su più cose contemporaneamente, ma vi consiglio di puntualizzare ogni cosa, dedicando il giusto tempo per ogni obiettivo con una scaletta giornaliera di base tecnica a cui aggiungere via via i nuovi brani. Se abbiamo idee chiare e quindi la nostra mente è nel qui e ora, il nostro corpo sarà ben disposto ad accettare l’impegno necessario. Affrontiamo il nostro studio giornaliero con lo spirito giusto e non come se fosse un obbligo, bisogna amare le nostre sessioni, perché più miglioriamo più la nostra espressività musicale viene fuori e ci dà soddisfazione.

Dobbiamo imparare ad essere molto chiari nell’impartire le istruzioni al nostro corpo, avere chiare le strade da percorrere e sul come percorrerle sarà così più facile per lui eseguirle. Per realizzare la libertà interiore e artistica devi utilizzare una serie di semplici esercizi e pratiche di concentrazione e meditazione approfittando per esempio del lavoro sul suono, un lavoro quotidiano che ci lascia il tempo per il controllo di tutto l’assetto fisico. Il fine è proprio quello di riuscire a vedere i nostri pensieri come qualcosa che è inerente alla nostra esperienza e non l’esperienza assoluta o reale.

Un percorso di addestramento della mente è raggiungere una consapevolezza meta-cognitiva del momento presente, focalizzandosi sul respiro e sull’interazione fra mente e corpo, nella messa a punto di strategie per l’abilità motoria, per il comportamento per l’autoregolazione emotiva il tutto finalizzato a gestire lo stress nei confronti dello strumento musicale.

Il VIBRATO secondo la visione pscocinestetica e mindfulness

Il vibrato è uno step importante per lo studio di un flautista e si raggiunge nel momento in cui si è arrivati ad avere una certa maturità esecutiva. A cosa serve il vibrato? IL vibrato serve a dare vita al nostro suono a renderlo appunto vibrante, quando viene utilizzato bene aggiunge profondità, dà proiezione, spinge cioè il nostro suono più lontano nello spazio e migliora il nostro fraseggio, rendendo più efficace la nostra idea musicale.  Per vibrare si deve aggiungere ad un suono fisso gli impulsi dell’aria giocando sulla velocità, certo noi non possiamo visualizzare ciò che facciamo, come gli strumenti ad arco, ma possiamo utilizzare la mente, cioè sentire dentro di noi cosa accade e i segnali che il nostro corpo ci invia. Dobbiamo percepire il modo in cui lo strumento risponde alla nostra sollecitazione, ovviamente restando dentro al range del suono in un gioco di attivazione e rarefazione, esso dovrà risultare connesso e fluido, impariamo quindi a controllare il nostro assetto fisico che dovrà essere rilassato per raggiungere un vibrato libero.

È a questo punto che entra in gioco la Psicocinestesia e la mindfulness, nelle mie lezioni consiglio ai miei studenti di immaginare un’onda del mare anzi di essere l’onda del mare. Perché il mare? perché suggerisce alla nostra mente una certa idea di ciclicità, infatti l’onda si muove, si infrange con forza sulla battigia, torna indietro, si carica di nuova energia e ritorna, essa si associa con facilità al nostro flusso aereo, inoltre utilizziamo la mindfulness per la sfera emotiva, perché concentrarsi sul respiro spinge il corpo in uno stato di rilassamento e meditazione.

Visualizzando un’onda circolare partiamo da un suono di facile emissione e aiutandoci con la velocità dell’aria iniziamo a muoverlo, velocizzando e rallentando il flusso con tranquillità. Cambiamo nota e continuiamo per un po’, una volta superato questo step cominciamo a riavvicinare gli impulsi inserendone 4 per ogni nota, poi 6, poi 8 e così via cercando però di velocizzare l’aria con impulsi sempre più ravvicinati, ma sempre molto regolari. Passate poi a giocare sull’irregolarità, iniziate una nota prima dal suono fisso poi velocizzate l’aria quindi tornate al vibrato iniziale lento e profondo. Siate creativi, lavorate su scale, arpeggi, piccole frasi. Da qui potrete rendere personale il vostro vibrato e viva la vostra musica. Spero di esservi stata utile con questo spunto di lavoro e di vedervi presto nelle mie Masterclass.

Respirare non è “solamente” respirare. Il respiro consapevole si trasforma, così come la consapevolezza trasforma ogni altra cosa.     

J. Rabat-Zinn                                                                                                         


Mirella Pantano

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MEDIASET, RAI, RAI INTENTATIONAL, FICTION, CINEMA, Flauto in DO, in Sol, Ottavino e Flauto Basso, flauto irlandese e flauto Kaval bulgaro.

Consegue la Laurea in flauto traverso, allieva di C. Tamponi e A. Pucello.
Svolge attività concertistica come solista, in orchestre sinfoniche, televisive, tra le quali “La corrida”, “Domenica In”, “Concerto di Natale 2009” e molte altre.
Svolge attività concertistica esibendosi come solista Parigi, Miami, Barcellona, Belgio, Valencia, in gruppi da camera, in duo pianistico con clavicembalo repertorio barocco e orchestre.
E’ docente di Masterclass flautistici con specifica in Flauto in do, basso. sol e ottavino.
Vince a soli 14 Anni il Primo premio assoluto al Concorso letterario di cui ê Presidente di giuria Libero de Libero, con premiazione in diretta su RAI DUE, da allora è autrice di innumerevoli favole musicali, per alcune delle quali “UN ALTRO CIELO” E “IL BOSCO PRODIGIOSO” sono state messe in scena, realizzando CD per uso didattico